Stipendi, aumenti per nuova Irpef e taglio cuneo: simulazioni in base a busta paga. Chi guadagna di più

Stipendi, aumenti per nuova Irpef e taglio cuneo: simulazioni in base a busta paga. Chi guadagna di più
Stipendi, aumenti per nuova Irpef e taglio cuneo: simulazioni in base a busta paga. Chi guadagna di più
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Domenica 22 Ottobre 2023, 11:28

Stipendi, arrivano gli aumenti. Fino a un massimo di 110 euro netti al mese per chi ha una busta paga che supera i 2 mila euro. Da quando? Da quando avranno effetto le due principali novità previste nell'ultima legge di bilancio: la nuova Irpef e il taglio del cuneo. 

Ecco come cambieranno gli stipendi e le simulazioni in base alla busta paga. 

Stipendi, perché aumentano

Gli aumenti diventano più esigui, fino ad annullarsi, per i redditi ancora più alti. L'effetto combinato delle misure - paradossalmente - risulterà poco visibile ai lavoratori dipendenti proprio per quanto riguarda l’intervento più costoso per il bilancio pubblico, ovvero la conferma per il 2024 dell’esonero contributivo riservato ai lavoratori dipendenti (più noto come “taglio del cuneo”). La riduzione di sei o sette punti dell’aliquota destinata a finanziare la pensione è infatti già in vigore dallo scorso luglio e sarà semplicemente prorogata per un altro anno.

D’altra parte se il governo non fosse intervenuto con circa 10 miliardi i lavoratori avrebbero sperimentato al contrario un sensibile calo dei propri compensi. Quanto all’Irpef, l’accorpamento dei primi due scaglioni (con conseguente riduzione di due punti percentuali del prelievo tra 15 mila e 28 mila euro di reddito l’anno) costa circa 4,3 miliardi e tocca tutti i contribuenti; a parte il leggero aumento della detrazione per i redditi bassi, riservata ai dipendenti.

Aumenti stipendi, le simulazioni

 

Per i livelli contributi bassi il taglio del cuneo (sette punti in meno) ha un effetto crescente: ad esempio con 750 euro mensili il vantaggio netto è di 40 euro al mese, che diventano 54 a quota 1.000 e 69 a 1.500, sempre lordi. La riduzione contributiva sulla retribuzione lorda non si trasforma integralmente in beneficio netto, perché la somma trattenuta dal lavoratore viene sottoposta a tassazione Irpef.

Ma qual è l’effetto dei correttivi sull’imposta sul reddito delle persone fisiche? Per gli stipendi fino a 15 mila euro l’anno lordi (circa 1.150 mensili ipotizzando tredici mensilità) l’aumento della detrazione genera un modestissimo miglioramento, circa 6 euro al mese. Al di sopra di questa soglia entra molto gradualmente in azione la riduzione delle aliquote, che su base mensile ha un impatto massimo di 20 euro.

Stipendi, le tabelle degli aumenti

Contemporaneamente però l’intensità dell’esonero contributivo si riduce al di sopra dei 1.923 euro lordi (25 mila all’anno) scendendo da sette a sei punti.

Ecco allora che chi percepisce 2 mila euro al mese avrà un vantaggio netto di 84 euro (non nuovo in realtà, come abbiamo già ricordato) a cui se ne aggiungono 16 di minore Irpef, per un totale di 100. Poco più su, a quota 2.250 euro mensili si raggiunge un beneficio di 107 euro netti, per il cumulo di 87 derivanti dal taglio del cuneo e di altri 20 ottenuti grazie alla minore imposta.

Quest’ultima cifra resta poi praticamente fissa, mentre si riduce un po’ l’effetto dei minori contributi, a causa dell’andamento della curva dell’Irpef che - al di là delle novità per il 2024 - colpisce con un’aliquota marginale effettiva più alta i redditi imponibili al di sopra dei 28 mila euro l’anno. Avvicinandosi ai 2.692 euro (35 mila l'anno) il guadagno mensile riprende quota toccando i 111 euro; ma poi viene meno bruscamente la componente legata al taglio del cuneo (che non spetta più) e restano solo i 20 euro di minore imposta.

La franchigia

Attenzione però: anche questo residuo vantaggio si annullerà, con tutta probabilità, per chi ha un imponibile Irpef che supera i 50 mila euro l’anno. Al di sopra di questo tetto infatti scatta la franchigia sulle detrazioni d’imposta, per un importo di 260 euro, che sono appunto 20 al mese per tredici mensilità. Quindi basta un limitato ricorso agli sconti fiscali (esclusi quelli sulle spese sanitarie) per mettere il fisco in condizione di riprendersi con una mano quello che ha dato con l’altra. 

Le altre misure

Ci sono poi altre misure che completano il quadro per i lavoratori dipendenti. La legge di Bilancio confermerà infatti anche per il prossimo anno la tassazione agevolata dei premi di produttività, erogati ad esempio in azienda a seguito di accordi contrattuali di secondo livello: il 5 per cento di prelievo, invece di quello molto più alto ordinario, rende conveniente il ricorso a questa forma retributiva. Mentre i fringe benefits eventualmente erogati dal datore di lavoro (su voci come il welfare o le attività dei ragazzi) saranno considerati esentasse fino a 1.000 euro e fino a 2.000 se il lavoratore ha figli a carico.

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