L'economia del mare vale più di 24 miliardi: Italia al terzo posto in Europa

Il ministro Lollobrigida: «Siamo un hub per le merci, cambiamo sistema dei porti»

L'economia del mare vale più di 24 miliardi: Italia al terzo posto in Europa
L'economia del mare vale più di 24 miliardi: Italia al terzo posto in Europa
3 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Settembre 2023, 10:11

Un valore aggiunto da 24,5 miliardi, con oltre 540mila posti di lavoro e un contributo al Pil per 65 miliardi. Sono i numeri della cosiddetta “economia del mare” in Italia, secondo l’elaborazione di The European House-Ambrosetti, sugli ultimi dati della Commissione europea, presentata ieri al forum “Risorsa mare” a Trieste. Il nostro Paese è al terzo posto tra i 27 dell’Ue.

Secondo il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, «l’Italia deve sfruttare al meglio le sue risorse e la collocazione geografica: guardando al mare, che è turismo, biodiversità, ambiente, pesca e trasporti, con una vocazione internazionale». «Dobbiamo valorizzare - ha aggiunto - il nostro essere hub di accesso delle merci e ripensare il sistema portuale», per la cui modernizzazione «abbiamo chiesto di aumentare molto la dotazione da 150 milioni del Pnrr». Al centro del forum, che continua oggi, non a caso c’è il cosiddetto “Piano del Mare”, che mette insieme attori del settore e governo. Si aggiornerà ogni anno. 

GLI INTERVENTI PREVISTI
Saranno 10 le filiere interessate, come spiegato dal ministro per le politiche del mare, Nello Musumeci: dalla nautica alla croceristica, dalla cantieristica al turismo, passando per sport, biologia marina, subacqueo e risorse geologiche dei fondali. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha spiegato in un videomessaggio che l’obiettivo del governo è «trasformare l’Italia in un hub energetico, per il gas, le rinnovabili, l’idrogeno e anche nel recupero della naturale centralità dei traffici marittimi europei». L’Italia è l’unico grande Paese in Europa ad avere tre grandi metanodotti marini: dalla Libia, dall’Algeria e dall’Azerbaijan.

Sui fondali si punta a esplorarli di più (l’80% è ignoto) per recuperare le cosiddette “terre rare”, i minerali strategici per i processi di sviluppo in alcuni settori industriali. Per il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, poi, è necessario puntare sull’eolico offshore.

Per questo «a breve sarà presentato un provvedimento». Prematuro indicare dove: se le piattaforme saranno molto al largo, «servirà considerare gli equilibri internazionali». «Occorre tanto acciaio, attrezzare i porti, provvedere alle navi per il trasporto», ha aggiunto e infine, «produrre, più che comprare, le pale eoliche». Su economia del mare e risorsa idrica ci sarà poi un rafforzamento della collaborazione con Israele. Sarà uno dei prossimi punti di discussione tra Meloni e il premier Benjamin Netanyahu, assieme a un possibile chiarimento sulla vicenda di Khaled el Qaisi, giovane ricercatore italo-palestinese, arrestato in circostanze non chiare al confine con la Giordania.

L’Italia chiede esperti e competenze sulle tecnologie avanzate dell’acqua e in particolare su: dissalazione, riuso delle acque reflue per l’industria e l’irrigazione in agricoltura e costruzione di cisterne. Per il governo le competenze israeliane potrebbero aiutare a sviluppare una rete idrica unica e portare a una migliore identificazione delle perdite d’acqua e dei fattori inquinanti, per ridurli il più possibile. Secondo Miki Tramer, di Ide Water Technologies, società israeliana specializzata in desalinizzazione, «il 70% dell’acqua potabile in Israele proviene da acqua desalinizzata ed entro il 2030 tutta l’acqua potabile del Paese sarà desalinizzata. Tutto ciò viene fatto in modo sostenibile, responsabile e nel rispetto di rigorosi standard ambientali». Sempre sul tema sviluppo idrico e marino, secondo Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo, «conosciamo più la superficie di pianeti come Marte che i fondali: serve uno sforzo, superando le contese di competenze e agendo in modo sinergico».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA