Pensione anticipata (di 5 anni), come cambia il contratto di espansione con il decreto lavoro

Uno strumento per incentivare il ricambio generazionale nelle aziende e la riqualificazione del personale

Pensione anticipata (di 5 anni), come cambia il contratto di espansione con il decreto lavoro
Pensione anticipata (di 5 anni), come cambia il contratto di espansione con il decreto lavoro
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Venerdì 5 Maggio 2023, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 14:21

Pensione anticipata e assunzioni. Il decreto Lavoro che sta mettendo a punto il governo mira a un ricambio generazionale. Chi è vicino alla pensione potrà lasciare il lavoro 5 anni prima e per ogni tre dipendenti che usufruiranno dello scivolo è prevista l'assunzione di un giovane. Ma ci sono delle novità con il decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei Ministri il primo maggio. Si chiama «contratto di espansione», strumento per incentivare il ricambio generazionale nelle aziende e la riqualificazione del personale.  

In pensione 5 anni prima

È prorogata per due anni la possibilità di andare in pensione cinque anni prima. Tecnicamente si tratta della proroga dei contratti di espansione, una tipologia di contratto introdotta nel biennio 2019-2020 poi prorogati fino alla fine del 2023 anche per le aziende con più di 50 dipendenti. Ma cos'è il contratto di espansione?

Contratto di espansione

Il contratto di espansione è un accordo tra sindacati e azienda per un prepensionamento fino a 5 anni di anticipo sul raggiungimento della pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi) o della pensione anticipata (42 anni e 10 mesi, le donne 41 anni). In cosa consiste?

Quanto e chi paga?

Il lavoratore che accede al prepensionamento riceve un'indennità pagata dall'Inps ma a carico del datore di lavoro.

L'indennità è pari all'importo della pensione maturata fino a quel momento. 

E se non mi mancano 5 anni alla pensione?

Se mancano più di 5 anni al raggiungimento della pensione è prevista una riduzione dell'orario lavorativo. In questo caso il lavoratore riceve un'indennità pagata dallo Stato fino a un massimo di 18 mesi. L'orario ridotto può andare da un taglio del 30% fino al 100%. In quest'ultimo caso il lavoratore smette di fatto di lavorare. 

Lavoratori precoci e Opzione donna

Per lavoratori «precoci» sono previste tre finestre di uscita e sono le stesse dell'Ape sociale: 31 marzo, 15 luglio e 30 novembre. Il cosiddetto lavoratore precoce è quello che ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni (con almeno 12 mesi di contribuzione, anche discontinui) ed è iscritto a una forma di previdenza obbligatoria prima del 1° gennaio 1996. I lavoratori precoci che intendono uscire dal mondo del lavoro devono trovarsi in una di queste situazioni: essere in stato di disoccupazione; assistere e convivere, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente affine di primo o secondo grado disabile grave; avere una riduzione della capacità lavorativa; essere lavoratore o lavoratrice dipendente addetto alle cosiddette attività gravose e che svolgere tali attività da almeno sette anni negli ultimi dieci o da almeno sei anni negli ultimi sette prima del pensionamento; oppure svolgere lavori usuranti. Opzione donna, invece, non cambia.  

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