Bonus auto, gli eco-incentivi non partono a marzo: bloccati dalla burocrazia. Ecco a quando potrebbero slittare

In ritardo l’iter del decreto sui bonus: mancano ancora alcuni pareri ministeriali

Bonus auto, gli eco-incentivi non partono a marzo: bloccati dalla burocrazia. Ecco a quando potrebbero slittare
Bonus auto, gli eco-incentivi non partono a marzo: bloccati dalla burocrazia. Ecco a quando potrebbero slittare
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Giovedì 29 Febbraio 2024, 08:28

Slittano gli incentivi governativi per rottamare e acquistare auto nuove e meno inquinanti. Sia a propulsione elettrica sia con motore endotermico. Se ne riparlerà non prima di aprile. Il governo voleva avviare entro la metà di marzo il piano da 950 milioni di euro, ideato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e l’erogazione dei bonus. Ma i tempi per definire e far approvare dal Consiglio dei ministri il decreto - senza il quale non si sbloccano i fondi - si sarebbero allungati negli ultimi giorni. E per una questione meramente burocratica. 

Infatti nel “concerto” tra i ministeri competenti - oltre a quello delle Imprese, ci sono l’Economia, le Infrastrutture e l’Ambiente - non sarebbero ancora stati recapitati al dicastero di via Veneto tutti i pareri necessari per concludere la stesura del decreto. Indispensabili, anche per limare a livello giuridico, alcune norme. Questi atti sono attesi nelle prossime ore, anche perché la prima linea del Mimit preme sui colleghi. Ma l’iter e la tempistica di registrazione del decreto - soprattutto il passaggio alla Corte dei Conti - finiscono comunque per far slittare la partenza degli aiuti agli automobilisti. Un problema anche per case e concessionari, che decidono se concedere gli incentivi mese per mese.

In via Veneto sono ottimisti di risolvere gli ultimi intoppi a breve: si vuole portare il decreto in Cdm già alla prima riunione utile. Intanto si registrano, ma in parti secondarie, piccole modifiche allo schema che il ministro Urso ha ufficializzato al tavolo dell’auto a inizio febbraio. 

LE MODIFICHE
Tra le principali novità c’è, in primo luogo, la decisione di reintrodurre anche un bonus per il retrofit, il kit per la conversione di un mezzo da benzina a elettrico o gpl, con uno stanziamento complessivo di dieci milioni di euro sui 950 totali. Sempre il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha voluto portare a 50 milioni di euro il monte di risorse destinate alle società di noleggio a lungo termine, che non hanno potuto accedere alle rottamazioni avviate negli anni scorsi.

Più in generale, sul fronte delle utilitarie e delle medie con prezzo di listino entro i 35mila euro Iva esclusa - le vetture di segmento A, B e C con motorizzazione endotermica e con emissioni tra i 61 e 135 g/km di CO2 - il piano metterà a disposizione dai 1.500 a 3mila euro per rottamare mezzi tra gli Euro 0 e gli Euro 4. Nel comparto ibride e plug-in con emissioni tra i 21 e 60 g/km di CO2- e con una spesa massima di 45mila euro, i bonus oscillano tra i 4mila (senza rottamazione) e gli 8 mila euro. Che salgono nel range tra i 5mila e i 10mila euro per gli utenti con un reddito Isee sotto i 30mila euro. 

Incentivazioni maggiori, come richiesto dalle case automobilistiche, invece per i mezzi a trazione elettrica e con emissioni non superiori ai 20 grammi per chilometro: sempre con un tetto massimo d’acquisto di 35mila euro il contributo oscilla dai 6mila euro per chi non ha un mezzo da demolire fino a 11mila euro, che salgono fino a 13.750 se il compratore ha un Isee inferiore ai 30mila euro.

IL MONITORAGGIO
Anche ieri, davanti alla commissione Attività produttive della Camera, il ministro Urso ha ricordato che «il piano ha l’obiettivo di indirizzare gli incentivi verso le auto prodotte nel nostro paese». Di più, ha anche aggiunto: «Siamo stati molto chiari con Stellantis, puntiamo a un aumento della produzione già da quest’anno». 
Stando alle stime che girano in via Veneto o tra i sindacati, circa il 40 per cento delle risorse complessive andrà a veicoli prodotti negli stabilimenti nazionali.

Per questo, sempre il ministero delle Imprese vuole fare un primo monitoraggio già a maggio, per calcolare le ricadute dei bonus sull’industria italiana delle quattro ruote. Soltanto con i dati alla mano, si deciderà se modificare o confermare il bonus anche nel 2025, come chiesto per esempio da Stellantis nella speranza di valorizzare l’elettrico. Se non si registrerà un aumento in termini di mezzi prodotti, ha tagliato corto Urso, «il prossimo anno queste risorse andranno a coloro che vogliono investire su tutta la filiera dell’automotive (compresa la componentistica, ndr) oppure per la ricerca di un secondo produttore in Italia».

Vista la domanda, al Mimit si dà per scontato che si esaurirà entro un mese il plafond di 283 milioni di euro per gli aiuti ai mezzi con motorizzazione tradizionali. C’è il timore che non possano essere utilizzati entro fine anno tutti i fondi sia per le plug-in (150 milioni di euro) sia per gli elettrici. Nel primo caso bisogna scontrarsi con un numero limitato di modelli presenti nei listini delle case costruttrici. Sul versante delle elettriche il nodo principale sta nel poco appeal del full electric: a gennaio sono stati immatricolati meno di 3mila mezzi di nuova generazione, con un crollo delle vendite del 39,3 per cento rispetto a 12 mesi prima. In via Veneto è forte il timore che neanche l’alto incentivo - fino a 13.750 - possa cambiare le abitudini degli italiani.
 

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