Treviso. Anita, la bimba che nacque due
volte: salvata dall'emorragia cerebrale

Anita Rubin con la zia Viviana e la mamma Fanni Guidolin
Anita Rubin con la zia Viviana e la mamma Fanni Guidolin
di Manuela Collodet
2 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Agosto 2010, 14:52 - Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 21:19
PADOVA (30 agosto) - Non esiste la fortuna, esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione. Anita ha undici anni eppure quel che a volte non si impara nell’arco di un’esistenza, lei l’ha gi capito. Nulla succede a caso.



Anita è la bimba che nacque due volte. La prima dal grembo di una donna, la seconda dalle mani di un uomo: il professor Alfredo Casasco, primario di neuroradiologia interventistica presso la clinica Nostra Signora del Rosario di Madrid. Lui al mondo l’ha riportata il 25 agosto, quando l’ha operata alla testa. Cosa che nessuno voleva fare. Ora parlare di fortuna sarebbe davvero troppo banale, per quel che ha dell’eccezionale: embolizzare una bimba sana e salvarle la vita al primo colpo, non è fortuna.



«Ho male alla testa». Anita non aveva nemmeno tre anni e il dolore era il suo compagno di giochi. L’ha accompagnata all’asilo e poi a scuola, sempre in agguato, pronto a mettersi tra lei e quello che avrebbe voluto fare. Anita voleva danzare, ma in mezzo c’era il male che puntuale aumentava ad ogni piroetta. «Ho male alla testa». Non ci sono farmaci che calmano quella soffereza. A nove anni, la madre, Fanni Guidolin, infermiera all’ospedale di Castelfranco (Treviso), la porta al Centro cefalee di Padova. Anita viene presa in cura. Ancora farmaci. E ancora nulla.



«Ho male alla testa». Fanni dice basta, fa sospendere le terapie alla figlia e chiede che le venga fatta una risonanza magnetica. È l’aprile di quest’anno quando Anita ha finalmente la risposta a mille e mille giorni con il mal di testa. Mav cerebrale. Malformazione genetica artero-venosa. Anita in testa ha un un groviglio di arterie e vene connesse tra loro senza la normale interposizione dei capillari. Il sangue si muove velocemente e raggiunge le vene con una pressione molto elevata, non diminuita dai capillari. Le vene si dilatano e le loro pareti possono rompersi determinando in qualsiasi momento un’emorragia cerebrale.



Una vita sul filo della morte. E Fanni questo lo capisce subito. Sua figlia va operata il prima possibile. «Abbiamo girato tutti i centri specialistici d’Italia: nessun medico ha voluto operarla. C’hanno detto che c’era il 48 per cento di possibilità che le venisse in qualsiasi momento un’emorragia, ma l’intervento chirurgico-neurologico era troppo pericoloso e nessuno voleva prendersi la responsabilità».



Fanni non si arrende: di giorno lavora, di notte cerca in internet un angelo che le salvi la figlia. Finchè lo trova. E anche questa non è fortuna. Il professor Alfredo Casasco è un luminare nel suo campo, lavora a Madrid ma regolarmente viene a Siena, al policlino Le Scotte. Lui accetta di operare Anita. Martedì scorso, il 24 agosto, Anita entra in ospedale. È lo stesso Casasco che, nonostante abbia definito difficilissimo il caso il giorno seguente la opera. E non solo la salva, ma la fa rinascere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA