​“Il tetto agli stipendi non è
un attentato ai giudici”

​“Il tetto agli stipendi non è un attentato ai giudici”
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Venerdì 18 Aprile 2014, 21:32 - Ultimo aggiornamento: 21:33
ROMA - In nome di Adriano Olivetti, Matteo Renzi cala un colpo di scure sugli stipendi dei “megadirigenti” pubblici. Non si potr guadagnare pi di 240 mila euro. Punto.

Anche il primo presidente della Corte di Cassazione, il cui compenso di 311 mila euro era finora l'asticella massima, si vedrà decurtare 71 mila euro l'anno. Un intervento che non è un “attentato alla libertà e indipendenza della magistratura”, dichiara Renzi. Il premier non ha gradito le critiche ricevute ieri dall'Anm e lo dice chiaro e tondo: “Mi aspetto che i giudici non commentino” le bozze di legge. Parole che provocano una reazione piccata dell'Associazione magistrati: “Le leggi, come le sentenze, si rispettano, ma si possono commentare”.



Non ci sono totem intoccabili, per il giovane presidente del Consiglio. “Mi consigliano: 'non parlare dei magistratì”, esordisce. Ma decide di assumersi “personalmente la responsabilità” di dichiarare che è sacrosanto applicare anche alle toghe il principio “di serietà” che d'ora in poi vuole che valga per la Pubblica amministrazione e più in generale per le istituzioni. Sì, perchè pur non potendo intervenire nell'autonomia di cui godono Camera e Senato, Renzi dice di augurarsi che anche i due rami del Parlamento per i loro dirigenti compiano “il gesto molto bello” di applicare un tetto 'seccò di 240 mila euro l'anno alle retribuzioni.

Il premier ha deciso di ribattezzarla 'norma Olivetti’, perchè si ispira al principio “sacrosanto” per cui nessun dirigente può guadagnare più di dieci volte lo stipendio del dipendente. Dunque, niente scaloni, come ipotizzato alla vigilia: il tetto “insormontabile” è fissato a “20 mila euro al mese”, per tutti. E non è un taglio “così drammatico”, anche considerato che “è più del doppio del guadagno del premier”. Ci sarà una fuga di dirigenti “al privato”? “Brivido”, ironizza Renzi. “Avranno la nostra lettera di referenze e di auguri...”.



Il premier dice di non sapere se la tagliola calerà anche sui dirigenti della Rai, ma intanto alle società per azioni partecipate dallo Stato il governo, come annunciato, darà indicazione di applicare quella somma ai loro presidenti: “In quattro prima prendevano 4 mln di euro l'anno, ora potrebbero prendere 1 mln in 4 presidenti”, sottolinea.



Infine, Renzi entra nel delicato campo del rapporto tra politica e magistratura ma dice chiaro e tondo di non essere “convinto” delle critiche mosse ieri dall'Anm al taglio agli stipendi delle toghe. “Rispetto il principio di separazione dei poteri, ma io non commento le sentenze e mi aspetto che i giudici non commentino il processo di formazioni delle leggi che li riguardano”. Soprattutto “non le indiscrezioni”. Ciò detto, che “il taglio di 70 mila euro sia un attentato all'indipendenza della magistratura” è un'accusa “da respingere al mittente”.

Ma il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli rivendica il diritto di “criticare” le leggi. Ricorda le “prerogative di natura costituzionale” della magistratura. E lamenta di non aver avuto “alcun tipo di interlocuzione” con il governo sulle misure adottate, che rischiano, sostiene Sabelli, “di essere non eque, colpendo solo alcune categorie”.
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