Tutto ciò deriva dall'attuazione della delega fiscale del governo che prevede per le e-cig un'imposta commisurata a quella delle sigarette ma ridotta, in considerazione della loro minore nocività. Per determinare l'equivalenza con un chilogrammo convenzionale di sigarette e, da qui, determinare l'accisa, in misura ridotta del 50% dell'accisa gravante sull'equivalente quantitativo di sigarette, è previsto un procedimento attraverso l'utilizzo di un particolare macchinario. La relazione tecnica del provvedimento aveva indicato l'equivalenza in un millilitro per quattro sigarette, portando ad un'ipotesi di imposta di oltre sei euro. Il decreto direttoriale emanato il 24 dicembre, ha invece stabilito, provvisoriamente, l'equivalenza in un millilitro per cinque sigarette.
Per gli operatori, insomma, si tratterebbe di una nuova ingiustificata stangata che, tra le altre cose, arriva a pochi giorni dalla fine dell'anno e non consente i tempi tecnici necessari ad adeguare l'offerta. Non solo, entro il 20 gennaio dovrà essere stabilita l'equivalenza ufficiale, essendo quella introdotta il 24 dicembre solo provvisoria e, dunque, tasse e prezzi potrebbero ancora cambiare.
Il tema sigarette elettroniche è da più di un anno al centro di una guerra politica tra lobby. Uno degli episodi centrali è accaduto a dicembre dello scorso anno nel corso della discussione della legge di Stabilità in commissione Bilancio al Senato, quando un emendamento (che imponeva una tassazione ridotta solo sui liquidi) proposto dal vicepresidente della commissione Giancarlo Sangalli, ma firmato da tutto il gruppo Pd, mise in crisi la maggioranza di governo, venendo poi cancellato con un tratto di penna dal maxi-emendamento.
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