Legge elettorale arenata: si rinvia
Caos quote rosa e franchi tiratori

Giorgio Napolitano
Giorgio Napolitano
di Carlo Fusi
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Venerdì 7 Marzo 2014, 20:14 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 19:04
Il timing a questo punto decelera, complice il congresso di Fratelli d’Italia e il non risolto nodo della parit di genere. Risultato: il voto finale della Camera sulla riforma elettorale slitta a lunedì. Riforma che verrà valutata «con un attento esame» dal Colle prima della sua promulgazione. Lo fa sapere direttamente Giorgio Napolitano con una nota del Quirinale. Il capo dello Stato risponde alle sollecitazioni, alcune fortemente polemiche come quelle espresse da Beppe Grillo, di chi lo chiama in causa per un no preventivo all’accordo di far valere l’Italicum solo per l’elezione dei deputati, visto che per il Senato è prevista l’abolizione seppur ancora non sia stato ancora presentato dal governo il relativo disegno di legge di modifica costituzionale.





I PALETTI DEL COLLE

Dunque Napolitano ricorda con chiarezza i suoi ambiti di competenza. «Mentre sono in corso discussioni e votazioni in Parlamento sulla legge elettorale - spiega - è fuorviante chiedere al Presidente della Repubblica, in nome di presunte incostituzionalità, di pronunciarsi o "intervenire" sulla materia. Fin dalla prima sentenza del 2008 in cui la Corte Costituzionale sollevò dubbi sulla legittimità costituzionale della legge elettorale del 2005, il capo dello Stato sollecitò doverosamente le forze parlamentari a procedere ad una revisione, e ricevette risposte largamente affermative, che non si sono però tradotte in decisioni legislative fino alla decisiva pronuncia della Consulta che con la sentenza numero 1 del 2014 ha annullato alcune fondamentali disposizioni della legge elettorale rimasta vigente». È su queste basi che il presidente della Repubblica tira le sue conclusioni: «Essendosi finalmente messo in moto alla Camera dei Deputati un iter di revisione di detta legge, il Presidente della Repubblica non può che auspicarne la conclusione positiva su basi di adeguato consenso parlamentare, non avendo altro ruolo da svolgere che quello della promulgazione, previo attento esame, del testo definitivamente approvato dalle Camere». Quel «previo attento esame» vale soprattutto in riferimento alle puntualizzazioni della Corte e sulla sforbiciata che ha dato al Porcellum. Significa che sotto la lente del Quirinale finiranno la quota per il premio di maggioranza e la soglia del 37 per cento al di sotto della quale si dà corpo al ballottaggio. Come pure la congruità o meno delle liste bloccate ma "corte" rispetto al semaforo rosso posto dalla Corte riguardo l’impossibilità per l’elettore di scegliere il proprio parlamentare. In più, appunto, verrà valutata la compatibilità di due leggi elettorali diverse per i due rami del Parlamento in attesa della cancellazione del Senato. Il Quirinale usa insomma toni decisi per rintuzzare chi come Grillo ha parlato di «scempio istituzionale mentre il Colle tace» o anche chi in Forza Italia ha sollevato dubbi anticipati sulla promulgazione della riforma. Senza dimenticare Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia, che ha già annunciato un ricorso presso la Consulta.





SCONTRO BOLDRINI-M5S

Nel frattempo la legge procede a rilento a Montecitorio. Nonostante le sollecitazioni di Renzi, per il via libera definitivo bisognerà attendere almeno lunedì. Ieri comunque le preferenze sono state bocciate (per 40 voti). Ma l’aula di Montecitorio continua ad essere teatro di scontri verbali tra la presidente Laura Boldrini e i rappresentanti dei Cinquestelle. Occasione della bagarre l’invito della presidenza a procedere «con ordine» negli interventi: «Si tratta di un’esigenza di correttezza, anche se so che quest’ultima non è molto di moda». Valutazioni che hanno generato momenti di caos e un botta e risposta con il deputato grillino Andrea Colletti: «Sia seria - ha detto rivolto alla Boldrini - se vuole le regalo il regolamento». Replica ironica: «Che simpatico...».