Amanda soffre di attacchi di panico e vorrebbe andare sulla tomba di Meredith

Amanda Knox con Raffaele Sollecito
Amanda Knox con Raffaele Sollecito
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Martedì 17 Settembre 2013, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 15:59
ROMA - Contattare i Kercher? Non ci sono ancora riuscita. C' questo abisso di dolore che ci separa, che cresciuto durante processo: non ho avuto il coraggio di attraversarlo.

Milioni di volte, ho pensato di avvicinarli, e in milioni di modi diversi: non l'ho fatto perchè ho paura che loro la considerino una strategia legale o mediatica. Non voglio che pensino questo di me. Leggo le loro dichiarazioni sul processo, su Meredith. Ho letto il libro di John Kercher». Lo dice in un'intervista esclusiva a Oggi Amanda Knox, che nei prossimi giorni sarà giudicata dalla Corte d'assise d'appello. «Sono stata assorbita e annientata dalle udienze, dalla prigione. Non ho ancora avuto la forza di piangere, di metabolizzare la perdita di Meredith - aggiunge - Ma voglio essere in grado di incontrarli, un giorno, voglio andare con loro sulla tomba della mia amica. Senza impormi sul loro dolore: spero di incontrarli a metà strada. Anche se ora è presto: continuano a pensare che io sia colpevole, ed è una cosa che mi fa un male enorme».



«Io capisco gli inquirenti. Erano sotto pressione, dovevano trovare subito i colpevoli. Per me si sono fatti un'idea frettolosa e sbagliata del mio comportamento, della mia presunta freddezza, e hanno deciso che avevo qualcosa a che fare con l'omicidio: non sapevano cosa, esattamente, ma in qualche modo io c'entravo, ero colpevole e meritavo il carcere».

«Io sono molto arrabbiata con il pm Giuliano Mignini e con gli investigatori, ma li perdonerei in un istante se ammettessero di aver sbagliato. Non devono neanche dirmi sorry, mi dispiace. Non voglio vendette. Sentirei una tale pace, se Mignini ammettesse di aver sbagliato». «Dire che sono innocente, significherebbe ammettere non solo che è stato fatto un errore, ma che è stato fatto un errore sopra un errore, sopra un altro ancora, e tutto per coprire un mucchio di altri errori. E gli investigatori, i giudici, non vogliono ammettere a se stessi e al pubblico di aver sbagliato. È una questione di reputazione - conclude - Ma la giustizia è fatta di esseri umani, e gli esseri umani possono sbagliare».




Amanda Knox depressa. Soffre di attacchi di panico e di incubi. Colpa delle lunghe notti trascorse dalla studentessa di Seattle in carcere in Italia con l'accusa di aver ucciso Meredith Kercher. Notti che l'avrebbero segnata profondamente. Davanti alle telecamere della rete televisiva Abc, Amanda spiega come continui ad essere ossessionata da quel periodo: spesso si sente in stato confusionale a causa di attacchi di panico e sintomi da 'Post-traumatic Stress Disorder'. «Sono diventata più introversa e meno socievole - racconta - Mia sorella mi dice sempre che dovrei uscire e divertirmi, ma ciò che io cerco ora è la tranquillità».
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