Tumori, l'allarme choc dell'Oms: «Aumenteranno del 60% nei prossimi vent'anni»

Tumori, l'allarme choc: «Aumenteranno del 60% nei prossimi vent'anni»
Tumori, l'allarme choc: «Aumenteranno del 60% nei prossimi vent'anni»
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Martedì 4 Febbraio 2020, 14:31 - Ultimo aggiornamento: 15:06
Tumori, dall'Oms è allarme choc: secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, se non ci sarà un cambio di rotta nel mondo avremo «un aumento del 60% dei casi di tumore nei prossimi 20 anni». La crescita maggiore di nuovi casi, stimata dell'81%, si verificherà nei paesi a basso e medio reddito, dove i tassi di sopravvivenza sono i più bassi. L'allarme dell'Oms arriva in occasione della Giornata mondiale del cancro: l'organizzazione definisce «inaccettabile il gap tra i Paesi» e delinea i «passi per salvare 7 milioni di vite» dai tumori in 10 anni.

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Nel 2019, oltre il 90% dei paesi ad alto reddito disponeva, nel proprio servizio sanitario pubblico, di servizi completi per prevenire, diagnosticare e curare i tumori le neoplasie, rispetto al 15% dei paesi a basso reddito. Numeri che hanno il loro riflesso sulla vita dei pazienti. Oltre agli screening, tra gli interventi da implementare, la riduzione dell'uso del tabacco (responsabile del 25% dei decessi per cancro), la vaccinazione contro l'epatite B per prevenire il tumore al fegato, l'eliminazione del cancro al collo dell'utero, attraverso la vaccinazione contro l'HPV.


"NEI PAESI POVERI MENO RIDUZIONE" «Gli ultimi 50 anni hanno visto enormi progressi nella ricerca» e «i decessi sono stati ridotti», afferma Elisabete Weiderpass, direttore dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc).
«A beneficiarne sono stati però soprattutto i paesi ad alto reddito che hanno adottato programmi di prevenzione, diagnosi precoce e screening, che, insieme a un trattamento migliore, hanno contribuito a una riduzione del 20% di mortalità prematura tra il 2000 e il 2015.
Mentre i paesi a basso reddito hanno visto solo una riduzione del 5%
».

Questo è
«un campanello d'allarme per affrontare le inaccettabili disuguaglianze tra i servizi oncologici nei paesi ricchi e poveri», sottolinea Ren Minghui, vicedirettore generale dell'Oms, responsabile Area malattie trasmissibili e non trasmissibili. «Almeno 7 milioni di vite potrebbero essere salvate nel prossimo decennio, basandosi sulla copertura sanitaria universale e mobilitando diverse parti interessate a lavorare insieme», ha affermato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale Oms. 
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