Russia attacca la Romania? Perché Bucarest rischia di essere sconfitta in 24 ore, dai punti deboli della Nato alle influenze di Putin

Tutti i rischi sono elencati nel report del Cepa, Center for European Policy Analysis

Cosa succede se la Russia attacca la Romania? Dai punti deboli alle influenze di Putin, perché la Nato ha paura
​Cosa succede se la Russia attacca la Romania? Dai punti deboli alle influenze di Putin, perché la Nato ha paura
di Alessandro Rosi
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Marzo 2024, 16:26

Le fragilità nello spostamento di truppe e munizioni, le influenze di Putin nei Paesi confinanti e un punto debole nel territorio che consentirebbe di arrivare alla capitale in 24 ore. Un attacco della Russia in Romania spaventa la Nato. Anche perché, con la guerra in Ucraina, le truppe di Mosca sono a meno di 500 km da Bucarest. Più precisamente in Crimea. E pronta all'azione c'è la flotta navale nel Mar Nero. Condizioni elencate nel report del Cepa (Center for European Policy Analysis) coordinato dal generale dell’esercito americano Ben Hodges. Un'azione del Cremlino paralizzerebbe l'Europa. Che per questo sta investendo nella difesa.

Porta Focsani, il principale punto debole

Due sono le possibili vie analizzate per l'attacco. Quella che preoccupa maggiormente è un'operazione di terra di parte della Russia attraverso la Porta Focsani. Che è considerato il punto più critico per la difesa della Romania, ma anche l'elemento di maggior debolezza dei confini Nato. Si tratta di una parte del territorio di Bucarest compresa tra i fiumi Danubio e Siret. Secondo gli esperti militari, l'esercito russo, posizionato sulla costa nord-occidentale del Mar Nero, raggiungerebbero la capitale in poco più di 24 ore.

Le difficoltà dell'Alleanza

C'è chi può non crederci, ma un intervento della Nato in caso di invasione russa della Romania potrebbe non essere così tempestivo. Perché? Precarietà delle infrastrutture e delle comunicazioni nella zona.

Da dove potrebbe arrivare l'attacco

Un'operazione anfibia lanciata dalla Crimea, occupata dopo l’annessione nel 2014, oppure un attacco via terra attraverso il Mar Nero. Questi i possibili scenari di un'invasione russa. Ce n'è anche un'altra, anche se più remota, presa in considerazione degli analisti. Ovvero la possibilità di occupare prima l'Ucraina e la Moldavia, e solo dopo la Romania. Ci sono, però, degli elementi che rendono queste possibilità molto remote.

I tempi di una risposta

Servirebbero enormi preparativi per la Russia per operazioni del genere. E la Nato non li ignorerebbe. Ma se ciò dovesse accadere, la Romania potrebbe perderebbe contro la Russia in meno di 24 ore. Questa la simulazione dell’accademia delle forze terrestri di Sibiu. Perché? La risposta della Nato impiega dalle 48 alle 72 ore per raggiungere qualsiasi posto dell’Alleanza.

Ma ci sarebbero delle difficoltà ad intervenire in Romania a causa delle infrastrutture precarie.

La difesa

Per rispondere a un attacco russo, la Nato dovrebbe portare 20 brigate (tra i 60.000 e i 100.000 soldati). Inoltre servirebbero 20 milioni di litri di gasolio e 12.000 tonnellate di munizioni. Da dove partirebbero le operazioni di difesa? Dalla Germania, attraverso Polonia e Ucraina, oppure dal Sud, in particolare dall’Italia, sfruttando i porti della Grecia, per poi passare attraverso la Bulgaria. Ma non tutte le rotaie, i ponti e i tunnel sono in grado di sopportare il trasporto di attrezzature pesanti. Tant’è che si prende in considerazione anche l’utilizzo di gru per aggirarli. Il punto più critico? Ruse-giurgiu sul Danubio. Se la Russia lo colpisse “porterebbe al fallimento del movimento delle forze dell’Alleanza”. L'alternativa è un sistema di chiatte sul Danubio che possa creare passaggi sul fiume e trasportare i treni. 

Gli altri rischi

Un altro rischio è l'influenza russa. Il porto greco di Salonicco è controllato economicamente dalla Russia. Quindi le truppe Nato dovrebbero considerare di usare quello di Alessandropoli, che però è più piccolo. Mentre il condizionamento politico di Putin in Ungheria, Serbia e Bulgaria potrebbe creare movimenti di protesta e negare alla Nato l’accesso alle infrastrutture di trasporto.

Le soluzioni

A maggio l’Ue ha approvato la partecipazione di Stati Uniti, Norvegia e Canada all’iniziativa per aumentare la mobilità militare. Costo 1,5 miliardi di euro

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