Terremoto, ma le nostre case sono
al sicuro? Ecco cosa fare per saperlo

Terremoto, ma le nostre case sono al sicuro? Ecco cosa fare per saperlo
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Giovedì 3 Novembre 2016, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 13:21
ROMA - Lo sciame di devastanti scosse di terremoto che ha colpito il Centro Italia si è fatto sentire praticamente su tutta la penisola e ora anche chi abita a centinaia di km dagli epicentri dei sismi più devastanti inizia ad avere paura e a temere per la propria abitazione.

Anche a Roma, ad esempio, in molti si sono chiesti dopo la scossa di domenica scorsa: «La nostra casa è davvero sicura?». Il modo di sapere se gli edifici in cui viviamo sono in grado di reggere a terremoti di magnitudo medio-alta c'è, ma è piuttosto complesso. Innanzitutto perché le verifiche antisismiche degli edifici privati sono una spesa interamente a carico del proprietario. Solo nelle zone 1 e 2, quelle con il più alto rischio sismico di tutta Italia, è prevista una detrazione fiscale del 65%. La normativa, comunque, potrebbe cambiare in futuro, dal momento che secondo l'Istat circa 12 milioni di case sono a potenziale rischio sismico (4,5 milioni di queste sono situate nelle due zone più critiche).

Il primo passo è ottenere tutta la documentazione relativa all'edificio: progetti, piante, certificati di eventuali modifiche strutturali e non. Di solito, tutti questi documenti sono disseminati nei vari uffici comunali. «Spesso sono difficili da reperire e di non semplice interpretazione. Quando mancano, entra in campo la diagnostica», spiega Giovanni Cardinale, del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, riportato da Kataweb. Rosario Calabrese, presidente dell'Unione Nazionale Amministratori di Immobili, aggiunge: «Per le case costruite prima del 1930 non esiste alcuna documentazione, e le informazioni catastali non bastano per capire la reale antisismicità dell'edificio perché contengono solo le planimetrie. Per questo di solito viene incaricato un tecnico».

Sia il Cni, sia la Unai, ora spingono per l'introduzione di un Fascicolo del fabbricato, una vera e propria carta d'identità degli edifici: «Se ne parlò all'inizio degli anni Duemila ma poi non se ne fece più nulla. Ogni condominio dovrebbe fornire tutte le planimetrie e le modifiche apportate presenti nei registri condominiali. Solo così si può capire se e come un edificio è stato modificato nel tempo».

Sono proprio gli amministratori a dover rivolgersi a ditte specializzate di tecnici, tutto a spese dei condomini se si risiede in zone sismiche diverse dalla 1 e dalla 2. Le analisi delle murature permettono di realizzare quella che gli ingegneri chiamano una 'radiografia edile', sono realizzate da professionisti e il loro costo varia a seconda delle dimensioni del fabbricato. Per un condominio di medie dimensioni la spesa è stimata in qualche migliaia di euro. Queste verifiche diventano necessarie nel momento in cui si decide di far assicurare la propria casa contro i danni del terremoto: in quel caso sarebbe l'assicurazione, e non lo Stato, a risarcire i proprietari degli immobili. Ad ogni modo, questo tipo di contratti, diffusi più all'estero che in Italia, possono essere stipulati solo se si è in possesso di una completa conoscenza dello stabile.

Se, dalle verifiche, la casa risulta non del tutto sicura, si può intervenire in vari modi. Dei trenta milioni di immobili presenti in Italia, solo tre sono stati costruiti dopo l'ultimo aggiornamento delle norme di costruzione antisismica del 2009. Per questo è importante adeguare le strutture già presenti, con tecniche che variano molto a seconda delle dimensioni e della struttura dell'edificio. In questo caso, spiega Calabrese, i singoli proprietari di case non avranno problemi a incaricare un tecnico, ma gli amministratori di condominio hanno le mani legate: «Serve la maggioranza dell'assemblea condominiale, e spesso la gente non vuole tirare fuori i soldi. L'amministratore può oltrepassare il voto dell'assemblea per ordinare lavori di manutenzione solo se c'è un pericolo imminente. Tra i rischi, la legge non contempla il terremoto. Eppure in caso di danni l'amministratore è il primo responsabile di fronte alla giustizia».

L'ingegner Cardinale, invece, affronta l'aspetto tecnico della diagnostica. Cosa fare in caso di crepe sui muri? «Non vanno assolutamente sottovalutate, è sempre bene contattare un esperto. Oggi la differenza tra muri portanti e non è parzialmente superata. Quando non eravamo ancora pienamente coscienti del rischio sismico, non veniva data molta importanza ai tramezzi perché ci si concentrava sui carichi statici (ndr: il peso dello stesso edificio). I terremoti esercitano invece un carico dinamico. E anche se i muri portanti restano in piedi, i tramezzi vibrano e, se crollano, possono avere conseguenze mortali. Ecco perché, oggi, anche in fase di progetto dev'esserci una diversa sensibilità».
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