Perù, turisti italiani bloccati a Machu Picchu dopo il caos per il tentato golpe

Perù, centinaia di turisti (tra cui decine di italiani) bloccati a Machu Picchu per lo stop ai treni dopo il caos golpe
Perù, centinaia di turisti (tra cui decine di italiani) bloccati a Machu Picchu per lo stop ai treni dopo il caos golpe
4 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Dicembre 2022, 21:37

Decine di italiani coinvolti nel caos in Perù. Sono bloccati come altre centinaia di turisti stranieri, da martedì, nell'area turistica del Machu Picchu, dopo che il servizio ferroviario è stato sospeso per le violente proteste legate alla destituzione e l'arresto dell'ex presidente Pedro Castillo. Fonti diplomatiche italiane hanno detto di avere notizia di varie decine di cittadini italiani presenti nel Paese, e che si stimano tra 30 e 40 le persone che transitavano in questi giorni nella regione di Cusco e Machu Picchu e che sono rimaste bloccate nella zona. Tra loro le quattro ragazze bloccate a Checacupe.

Secondo dati forniti oggi dalle autorità municipali di Machu Picchu, sarebbero esattamente 779 i turisti bloccati nell'area turistica dalla giornata di martedì, giorno in cui anche l'aeroporto di Cusco è stato chiuso a causa delle proteste. Nel frattempo, è salito a nove il saldo complessivo dei morti nel contesto degli scontri tra manifestanti e polizia in corso in tutto il Paese. Un manifestante è morto ieri nella regione settentrionale di La Libertad. Si tratta, indica la radio Rpp di Lima, di Yoni Rosalino Cárdenas Escobal, 51 anni, travolto da un camion che procedeva a forte velocità su un tratto di strada provinciale liberato per due ore da un blocco realizzato da abitanti della zona. Intanto, oggi continua l'intensa l'attività politica e giudiziaria, con un plenum del Parlamento in cui si discute sull'anticipo delle elezioni generali, mentre un tribunale per le indagini preliminari esaminerà una richiesta della procura generale di mantenere l'ex presidente Pedro Castillo in custodia cautelare per 18 mesi.

Le quattro ragazze bloccate su un autobus in Perù: la storia

In viaggio in Perù proprio nei giorni del tentato golpe e dei gravi disordini nello Stato sudamericano, sono rimaste bloccate quasi 48 ore nello sperduto villaggio rurale di Checacupe, a bordo di un autobus con altre persone che come loro stavano provando a raggiungere la Bolivia. La disavventura di quattro ragazze italiane, tre romagnole e una fiorentina, si sta avviando verso una soluzione: l'ambasciata a Lima, in raccordo con la Farnesina, si è attivata e sono state trasferite in ostello: la polizia locale cercherà di portarle all'aeroporto di Cusco.

Lunedì sera intorno alle 23 locali il pullman si è trovato improvvisamente di fronte un muro di terra che impediva il passaggio, rimanendo incolonnato in una fila di veicoli lunga diversi chilometri. Era uno dei tanti "bloqueos" per cui il governo ha deciso, di fronte alle barricate poste sulle principali vie di comunicazione del Paese dai sostenitori dell'ex presidente Pedo Castillo, di decretare lo stato di emergenza di tutta la rete stradale.

«Ci siamo trovate davanti manifestanti di paesini dove parlano ancora la lingua antica peruviana», hanno raccontato le ragazze, Giulia Opizzi, Martina Meoni e le sorelle Federica e Lorenza Zani. «Con noi c'era gente che non aveva più soldi per mangiare, persone che non riuscivano a tornare a casa, a prendere un aereo ed eravamo senza servizi igienici». Insieme a loro, anche cileni, americani, colombiani, argentini, giapponesi. Dopo un inutile tentativo di dialogo con i manifestanti e appelli lanciati via social (solo Giulia poteva ancora utilizzare il cellulare per comunicare con l'Italia) è scattato un intervento da parte della polizia peruviana, per cercare di riportare a Cusco il bus. «Adesso è arrivata la polizia e ci ha detto che forse dovremo tornare a Cusco», ha detto Opizzi, preoccupata però di dover tornare nella città da dove erano ripartite per l'ultima tappa che le avrebbe dovute portare sulle sponde boliviane del lago Titicaca. «A Cusco la situazione non è sicura ci sono forti proteste anche lì, c'è molta rabbia tra la gente», ha spiegato. Il contesto nella zona del blocco non è stato invece particolarmente violento: «Si tratta di un centinaio di persone non armate, per lo più anziani, che si alternano nel picchetto». In seguito le quattro ragazze sono state trasferite in un ostello vicino al villaggio. Trasferimento reso possibile, ha confermato Opizzi «grazie all'opera di sensibilizzazione realizzata dall'ambasciata d'Italia presso la polizia peruviana». Attualmente sul territorio del Paese si troverebbero una cinquantina circa di cittadini italiani, in situazioni tuttavia molto meno complicate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA