Guerra nel Mar Rosso, l'ammiraglio Lertora: «Pronte due fregate italiane multi missione». Quali sono

Una partecipazione "assai onerosa e particolarmente gravosa, ma essenziale" secondo il comandante

Guerra nel Mar Rosso, l'ammiraglio Lertora: «Pronte due fregate italiane multi missione»
Guerra nel Mar Rosso, l'ammiraglio Lertora: «Pronte due fregate italiane multi missione»
di Ebe Pierini
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Lunedì 29 Gennaio 2024, 22:57

Il clima si fa sempre più rovente con gli houthi che hanno lanciato un razzo contro una nave americana e una base statunitense colpita in Siria. Intanto il 19 febbraio dovrebbe partire la missione europea "Aspides" nel Mar Rosso. L'ammiraglio Giuseppe Lertora, che in passato è stato comandante in capo della Squadra Navale italiana analizza la situazione attuale.

Ammiraglio lei sostiene che siamo ancora lontani dal ristabilire la libera circolazione nel Mar Rosso e nello stretto di Bal – el- Mandeb. Perché?

Non è compito facile prevedere con un certo grado di affidabilità quando sarà ripristinata la libera circolazione nel Mar Rosso, vista la situazione fluida e complessa in cui ci troviamo oggi. Tuttavia non sarà a breve. Fino a quando Israele ed Hamas continueranno a bombardarsi e mietere vittime quotidiane da entrambe le parti, le milizie yemenite degli Houthi andranno avanti a condurre attacchi proditori alle navi mercantili in transito, soprattutto quelle anglosassoni o dirette nei porti israeliani. Solo se verrà attivata la tregua di 2 mesi di cui oggi si parla, e se i maggiori attori in gioco, in prima fila la Cina e Iran, capiranno che la rotta di Suez è fondamentale per tutti e non solo per i loro loschi interessi, allora potremo tornare, anche a breve, ad una de-escalation delle ostilità, quindi alla libertà di navigare nel Mar Rosso, senza le paure e le insicurezze di oggi.

Americani e inglesi sono impegnati nell’operazione “Prosperity Guardian” mentre l’UE dovrebbe varare, il 19 febbraio, l’operazione “Aspides” che vedrà schierate Italia, Francia e Germania. Quali le differenze tra le due missioni?

Esistono marcate differenze in termini di regole di ingaggio e di postura fra le due operazioni, pur avendo in comune lo stesso scenario e all’incirca lo stesso territorio. La ‘’Prosperity Guardian’’ è un’operazione a carattere principalmente ‘’offensivo’’, con risposte belliche contro le sistemazioni missilistiche e siti sensibili degli Houthi, in Yemen, oltre alla protezione delle navi mercantili, mentre ‘’Aspides’’, l’operazione europea, per ora italo-franco-tedesca, ha carattere esclusivamente ‘’difensivo’’ per la tutela del traffico libero nel Mar Rosso, ferma restando la capacità di quelle navi di reagire con la forza ad eventuali attacchi, per autodifesa. Quindi le differenze sono sostanziali; non ultimo la temporalità, l’una è già attiva da tempo, l’altra, forse, con tutti i possibili distinguo, vedrà la sua approvazione non prima del 19 febbraio.

Anche in questo caso è emersa una scarsa coesione tra i Paesi UE. Insomma si procede in ordine sparso. Cosa ne pensa? La difesa comune europea è solo un miraggio?

E’ purtroppo vero. Su 27 paesi membri della Ue, di fatto soltanto 3 hanno fatto degli ‘’offering’’ concreti di assetti navali, mentre la maggior parte, dai paesi nordici ma anche qualcuno Mediterraneo, come la Spagna, nicchia, dando nel complesso una deprecabile immagine di scarsa coesione comunitaria. L’Unione Europea dimostra ancora una volta, di fronte ad un serio problema, una forte incoerenza di fondo e di volontà univoche. Quindi, sia la politica estera e di sicurezza della Ue, che la tanto sbandierata difesa comune, segnano ancora il passo, ahinoi, e paradossalmente sono ancora una nebulosa, mentre  le situazioni contingenti come i conflitti odierni ne denotano la urgente e cogente necessità. Tra l’altro, almeno, in campo navale, esiste già un embrione di difesa comune europea, da quasi 30 anni: la Forza Marittima Europea, EUROMARFOR, che, per inciso circa 15 anni fa, ho comandato quale CINCNAV proprio nelle aree prospicenti  Gaza, con una flotta di 12-15 Navi di diversa nazionalità, che ha tuttora disponibili e pronti vari assetti, dalle fregate ai caccia, fino ai cacciamine.

Non c’è da inventare nulla. Si tratta soltanto di lavorare su questa Forza, ampliandone il ‘’club’’ con maggiori adesioni dei Paesi membri, senza ambiguità e superando i soliti, deteriori, bizantinismi, ostilità e nazionalismi tipici della storia del Vecchio Continente.

Il Ministro Crosetto ha dichiarato che siamo pronti a prendere il comando della missione se ce lo affideranno. Secondo lei sarà assegnato a noi? E questo cosa comporterà?

Concordo col Ministro della Difesa sul fatto che noi abbiamo le competenze e siamo pronti ad assumere il Comando dell’operazione ‘’Aspides’’, sia quello tattico in mare che quello strategico a livello di Quartier Generale. Credo che l’Italia dovrà però ‘’battersi’’ per averne il Comando, magari mettendo in campo almeno un paio di fregate tipo FREMM, ma anche la Francia sicuramente chiederà di averlo, soprattutto se, come pare, l’operazione ‘’Aspides’’ e quella  ‘’AGENOR EMASoH’’ per il controllo dello Stretto di Hormuz, che è a guida francese, dovessero fondersi in un unico dispositivo di sorveglianza che abbraccia, quindi, anche Bab-el-Mandeb, la porta di ingresso nel Mar Rosso. Per quanto riguarda l’assunzione del Comando, e la gestione delle attività, l’Italia se li merita. Ci sarà bisogno di un modesto staff composto da ufficiali delle varie Nazioni partecipanti a livello di Quartier Generale, e di un altrettanto staff tattico, in mare, con un Ammiraglio in Comando,  imbarcato su una delle unità. Il Comando in Capo della Squadra Navale possiede per tradizione e professionalità, infine, tutte le competenze, e anche le strutture per gestire al meglio, tali operazioni, considerate anche le positive, pregresse, esperienze in merito.

Quale sarà il contributo dell’Italia? Si parla di una o due fregate.

Il contributo dell’Italia, sia per una migliore efficacia nelle operazioni tenuto conto della vastità della zona da sorvegliare, ma anche per una maggiore possibilità di ‘’avere peso’’ nella decisione di attribuzione del Comando dell’operazione, potrebbe essere di 2 fregate FREMM, fermo restando che potrebbero essere poi ridotte nel caso di un diverso e auspicabile  contributo e partecipazione delle altre Marine europee. Si capisce anche che, per la Marina, visto il già notevole impegno in termini di unità navali presenti in sorveglianza nei vari choke-points del Mediterraneo allargato, questa ulteriore partecipazione risulti assai onerosa e particolarmente gravosa, ma a mio parere è essenziale.

Ogni giorno l’Italia perde, a causa della crisi nel Mar Rosso, 95 milioni di euro. Siamo noi i più penalizzati?

Certamente tutte le Nazioni che si affacciano nel Mediterraneo sono penalizzate dal fatto che oltre il 25% dei traffici passanti per Suez, ora hanno cambiato rotta doppiando il Capo di Buona Speranza, allungando il percorso in media del 40% e facendo lievitare i costi oltremodo, vuoi per i relativi consumi, ma soprattutto per l’incremento eccessivo delle assicurazioni, dovute al maggior rischio. In questa ottica solo la Cina, con le proprie grandi compagnie, sembra averne ottenuto dei vantaggi in quanto le sue Navi sono ‘’garantite’’ dagli attacchi degli Houthi e passano regolarmente da Suez. Infatti la percentuale dei mercantili cinesi transitati da Bab-el- Mandeb è aumentata, incredibilmente, dal 15 a oltre il 25%.   Al contrario, la minaccia degli Houthi è una jattura per tutta l’Europa, ma per l’Italia lo è molto di più. Non solo per la perdita secca stimata di oltre 100 milioni al giorno ma per la paralisi che già oggi si riscontra nei nostri porti principali, da Genova a Trieste, con lo spauracchio, da un lato, della disoccupazione, dall’altro di incremento dei costi delle materie prime ed energetiche più difficili da importare.

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