Portaerei Eisenhower e Ford sfilano nel Mediterraneo con la Margottini italiana: la prova di forza (e deterrenza) Nato e Usa contro l'Iran

Le navi e gli aerei di due gruppi d'attacco di portaerei della Marina americana hanno condotto esercitazioni congiunte negli ultimi tre giorni

Portaerei Eisenhower e Ford sfilano nel Mediterraneo con la Margottini: la prova di forza (e deterrenza) Usa all'Iran
Portaerei Eisenhower e Ford sfilano nel Mediterraneo con la Margottini: la prova di forza (e deterrenza) Usa all'Iran
di Simone Pierini
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Domenica 5 Novembre 2023, 08:00

Una prova di forza e di deterrenza contro l'Iran. L'immagine della portaerei Eisenhower e della Gerald Ford una al fianco dell'altra che sfilano nel Mediterraneo è un chiaro segnale lanciato dagli Stati Uniti ai suoi nemici per arginare una temuta escalation in Medio Oriente. Destinatario, appunto, l'Iran. Ed è forse per questo motivo che i combattenti degli Hezbollah, da tre settimane mobilitati in migliaia in prima linea contro Israele dal fronte libanese, non sono ancora entrati in scena in maniera massiccia. Insieme alle due potenze del mare in formazione è presente una task force che comprende anche le fregate della Marina italiana Carlo Margottini e Virginio Fasan. «Operare e addestrarsi fianco a fianco dimostra la capacità della Marina americana di portare a termine senza problemi molteplici missioni, scoraggiare l'aggressione e supportare i nostri alleati e partner», ha affermato il contrammiraglio Erik Eslich, comandante del CSG 12.

Le esercitazioni nel Mediterraneo

Le navi e gli aerei di due gruppi d'attacco di portaerei della Marina americana hanno condotto esercitazioni congiunte negli ultimi tre giorni. Marinai e aviatori navali del Carrier Strike Group (CSG 12) della USS Gerald R. Ford (CVN 78) e quelli del Carrier Strike Group (CSG 2) della USS Dwight D. Eisenhower (CVN 69) si sono addestrati sulla difesa delle unità di alto valore, difesa contro i missili balistici, rifornimenti in mare, operazioni di volo cross-deck e operazioni di sicurezza marittima. A loro si sono unite la USS Mount Whitney (LCC 20), la nave di comando e controllo della sesta flotta statunitense, e le fregate della Marina italiana Virginio Fasan (F 591) e Carlo Margottini (F 592). Alle esercitazioni di tre giorni hanno partecipato più di 11.000 militari statunitensi. Ora l'Eisenhower stazionerà probabilmente per qualche giorno nel Mediterraneo prima di puntare il canale di Suez e dirigersi nel Golfo Persico. 

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Le navi italiane Fasan e Margottini

Le navi italiane Fasan e Margottini si sono unite ai due gruppi d'attacco delle portaerei americane per esercitare l'integrazione dell'alleanza Nato. La Fasan ha partecipato anche all'esercitazione di addestramento dell'unità composita con il gruppo d'attacco Eisenhower all'inizio di quest'anno. «Operare gruppi d'attacco a doppia portaerei insieme ad alleati e partner in un ambiente dinamico dimostra la nostra capacità di rispondere con agilità in modo decisivo a qualsiasi contingenza», ha affermato il vice ammiraglio Thomas Ishee, comandante della sesta flotta statunitense. «La nostra presenza invia un chiaro segnale del nostro impegno a scoraggiare le aggressioni e promuovere la stabilità in tutta la regione». 

Le parole di Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah libanesi filo-iraniani nel suo primo discorso pubblico pronunciatodallo scoppio delle ostilità il 7 ottobre scorso, hanno messo gli Usa al centro dell'equazione bellica mediorientale tentando di mettere in secondo piano il ruolo dell'Iran. Soprattutto, Nasrallah ha sciolto i dubbi di chi ancora temeva un allargamento regionale del conflitto in corso tra Israele e Gaza e tra Israele e il movimento sciita libanese filo-iraniano.

Non scoppia nessuna guerra su più ampia scala tra Hezbollah e Israele, perché «siamo già in guerra dall'8 ottobre contro il nemico sionista», ha detto l'inamovibile segretario generale del Partito di Dio. Gli Stati Uniti - ha sostenuto - sono «i primi responsabili dei crimini israeliani compiuti a Gaza», si devono preparare a una lunga guerra regionale di logoramento sui fronti palestinese, libanese, yemenita e iracheno: perché il Medio Oriente che conoscevamo prima del 7 ottobre «non esiste più», e perché «noi continueremo ad esercitare una forte pressione su Israele». 

Il Pentagono

È stato scongiurato un «conflitto regionale più ampio» in Medio Oriente. È questo quanto ha detto a Bbc Newsnight il portavoce del Pentagono Patrick Ryder, che ha affermato di vedere «in questo momento» un «conflitto contenuto tra Israele e Hamas» e ribadito che gli Usa «non cercano un conflitto con l'Iran». Parole arrivate a quasi un mese dal terribile attacco del 7 ottobre di Hamas in Israele e dopo il discorso di ieri del numero uno degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah. «È stata una priorità per il nostro governo e per il nostro Dipartimento della Difesa evitare che questo diventasse un conflitto regionale più ampio», ha commentato Ryder, con un riferimento agli ulteriori asset dispiegati dagli Usa nella regione. E quindi, ha proseguito, «sì, in generale, vediamo che è stato scongiurato un conflitto regionale più ampio». «Continueremo a farlo - ha detto ancora - Non cerchiamo un conflitto con l'Iran. Non vogliamo un conflitto in tutta la regione. Il nostro obiettivo qui è contenere la situazione e tornare a una regione stabile e sicura il più rapidamente possibile».

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