San Benedetto, Calabresi e i conti in rosso per 44 milioni di euro: «La nostra verità sul perchè siamo finiti in tribunale»

Il palazzo di giustizia
Il palazzo di giustizia
di Laura Ripani
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Lunedì 25 Settembre 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 11:32

 SAN BENEDETTO - «Il sovraindebitamento nasce dall’impossibilità di trovare un accordo con Fedaia, una società di recupero crediti; ed evitare speculazioni». Fausto Calabresi e il suo commercialista Antonio Catalini intendono chiarire le motivazioni che, secondo loro, hanno portato all’accoglimento da parte del tribunale della richiesta della nota famiglia di imprenditori turistici di procedere alla liquidazione controllata del proprio patrimonio.

 


Le motivazioni


Per il professionista di fiducia dei Calabresi «c’è stata l’impossibilità di trovare un accordo con Fedaia che vanta un credito di due milioni di euro» a suo dire «ampiamente coperti dal patrimonio» anche se allora non è chiaro perché sia possibile accedere alla procedura di sovraindebitamento visto che questa si apre proprio quando non è possibile fare fronte ai propri obblighi nei confronti del creditori. «Fedaia - spiega ancora Catalini ha acquisito il credito vantato dall’ex Banca Marche alla quale si erano rivolti i tre fratelli per ottenere un finanziamento al fine di sostenere gli investimenti per realizzare le opere al Palacongressi e al Multiplex Arcobaleno di Colonnella.

L’inamovibilità della società di recupero crediti di accettare una negoziazione ha portato la famiglia Calabresi a chiedere la procedura di sovraindebitamento che protegge sia il debitore sia il creditore». Fausto Calabresi e i fratelli Pier Gaetano e Giovanna ammettono quindi i problemi insorti ma sostengono comunque che la cifra della quale sarebbero chiamati a rispondere (44 milioni) sarebbe esorbitante. Si attesterebbe intorno a «meno di un terzo» secondo il commercialista. Respinta invece l’ipotesi di un un “buco” perché, secondo Catalini, ci sarebbero anche le garanzie della Srl di loro proprietà. Tutto comunque sarà chiarito in 30 giorni, termine entro il quale il liquidatore dovrà accertare l’entità del credito. «E’ un provvedimento che abbiamo chiesto noi - ribadisce Fausto Calabresi - anche a tutela dei creditori e sarebbe comunque impossibile che una famiglia come la nostra potesse accumulare una somma così imponente. Si sono mescolate le cose personali con quelle della società e comunque le somme sono nettamente inferiori». 


Le intenzioni


«Le nostre intenzioni - chiude l’imprenditore che ha anche presentato un project financing per ristrutturare l’hotel del centro città - sono quelle di far ripartire il Palariviera con una nuova convenzione con il Comune che tenga conto delle mutate esigenze di questi ultimi 13 anni: è stato infatti il settore del cinema che è stato preso a schiaffi a creare questa situazione economica che ci ha costretto a chiudere la procedura».

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