Covid, nel Piceno attività chirurgica ridotta e due posti in più a Rianimazione. Aggiunti 28 letti alla Rsa di Ripatransone

Il pronto soccorso dell'ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno
Il pronto soccorso dell'ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno
di Nino Orrea
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Martedì 9 Marzo 2021, 02:10

ASCOLI - Nelle ultime 48 ore sembra essersi rallentato l’afflusso di pazienti Covid-19 nei Pronto Soccorso dell’ospedale Mazzoni di Ascoli e del Madonna del Soccoso di San Benedetto.

Proprio questa circostanza e il fatto che i reparti Covid dei due nosocomi pur essendo pieni le autorità sanitarie dell’Area Vasta 5 riescono in qualche modo a gestire i ricoveri, ha salvato il Piceno dalla zona rossa decretata dalla Regione a differenza delle province di Pesaro e Fermo.

L’impennata di casi arrivata tra venerdì e sabato aveva fatto temere il peggio, ma i sanitari che operano in prima fila nella lotta alla pandemia sono riusciti nella giornata di domenica a normalizzare una situazione che stava diventando esplosiva. 


Le dimissioni
Al Mazzoni di Ascoli, il primario del reparto Pneumologia-Covid, Vittorio D’Emilio, sta cercando un pò di respiro ai colleghi del Pronto Soccorso, dimettendo i pazienti guariti. In questo modo, il primario del Pronto Soccorso del Mazzoni, Gianfilippo Renzi, sta facendo tirare un pò il fiato al personale sanitario del reparto. Un modo per reperire posti letto riservati alle persone positive al Coronavirus.


Le Usca
A dare una mano nel normalizzare la situazione, sono stati i medici dell’Usca (Unità speciale di continuità assistenziale), che si recano presso il domicilio delle persone con sintomi Covid e questo fatto consente di stabilire se il paziente ha bisogno di cure ospedaliere o può rimanere a casa. Proprio questo impegno dei medici dell’Usca ha consentito di rallentare, per l’appunto, l’afflusso nelle ultime 48 ore, presso i Pronto Soccorso del Mazzoni e del Madonna del Soccorso. Anche al Madonna del Soccorso di San Benedetto, la situazione si è un pò normalizzata, pure se i tredici posti letto di terapia semintensiva sono tutti occupati.

Anche in questo caso il primario del Pronto Soccorso-Murg e della terapia semintensiva, Giuseppina Petrelli cerca di recuperare posti letto con le dimissioni e con la stabilizzazione dei pazienti. Tecnica utilizzata, come si diceva, anche ad Ascoli e che tra domenica e la giornata di ieri sembra funzionare.

Per far fronte alla situazione che, resta, pur nel leggero miglioramento, drammatica, la direzione dell’Area Vasta 5 ha aperto i 28 posti letto della Rsa di Ripatransone, dove vengono trasferiti i pazienti guariti e dimessi dai reparti Covid o stabilizzati nei Pronto Soccorso. «La pressione sull’ospedale comunque resta - dice Cesare Milani - direttore generale dell’Area vasta. Nel frattempo aumenteremo da 12 a 14 i posti letto in terapia intensiva ma nel frattempo bisognerà ridurre l’attività chirurgica». E per velocizzare le vaccinazioni già oggi ci sarà un sopralluogo alla palestra di Monticelli più capiente rispetto all’auditorium di Pennile di Sotto. L’obiettivo è iniziare già verso la fine della settimana.


I posti letto
Altro tentativo di recuperare posti letto al Mazzoni e al Madonna del Soccorso. Un sold-out dei reparti Covid in Area Vasta 5 (terapia semintensiva e intensiva), determinata dal massiccio arrivo di pazienti nella scorsa settimana dall’Area Vasta 2, in particolare, da Jesi e Ancona. Si calcola, infatti, che il 35% di persone ricoverate presso i due nosocomi del Piceno sono di altre Aree Vaste. Un sistema di solidarietà che non può non essere condiviso, ma che ha portato a riempire il Mazzoni e il Madonna del Soccorso. Confermato anche l’abbassamento dell’età media dei pazienti Covid che è di 50 anni. Presso l’ospedale di S. Benedetto, nel tardo pomeriggio di ieri, è arrivata una bimba di dieci mesi, con i sintomi del Covid e a ci è stato fatto il tampone, il cui risultato ancora non si conosce. A preoccupare i medici del nosocomio della costa è il fatto che tutta la famiglia della piccola è risultata positiva al Covid-19. 


Il concorso
Intanto L’Ugl chiede alla regione di attivarsi per risolvere alcune gravi criticità dopo il concorso a tempo indeterminato che ha generato una graduatoria di oltre duemila infermieri. Come spiega la segretaria regionale del sindacato Masha Parisciani « Un numero cospicuo di questi infermieri da diverso tempo è già impiegato nelle strutture sanitarie coinvolte dal concorso, con contratto a tempo determinato e nella stragrande maggioranza dei casi, i professionisti hanno l’interesse di rimanere nell’ambito lavorativo in cui si trovano già collocati ma ad oggi, nonostante all’atto di iscrizione al concorso sia stato chiesto al candidato di esprimere la preferenza per l’azienda dove si sarebbe preferito essere inseriti, sono pervenute chiamate di ruolo dalla medesima graduatoria che non tengono alcun conto delle preferenze espresse».

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