Ascoli, al Mazzoni va in scena il funerale della Sanità. I sindacati: «Molti problemi sono ancora irrisolti»

La manifestazione sindacale al Mazzoni
La manifestazione sindacale al Mazzoni
di Marco Vannozzi
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Giovedì 7 Settembre 2023, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 13:13
ASCOLI - Un finto corteo funebre con tanto di feretro poggiato sulle scale all’ingresso del Mazzoni: i sindacati fanno sentire la loro voce e organizzano un presidio. «Molti problemi sono irrisolti, i dipendenti lavorano in condizioni estreme. Chiediamo che vengano riconosciuti i loro diritti sanciti dal contratto nazionale», afferma Paolo Grassi, coordinatore Rsu. 


 
Così si legge in una nota Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fials: «Doppi turni con 12 ore di lavoro, riposi settimanali revocati, festività pagate solo con sentenza del tribunale, tempi di vestizione non riconosciuti da oltre sei anni che comportano un credito di circa 8mila euro per operatore, progressioni orizzontali 2020 non erogate per insipienza della parte datoriale, progressioni economiche orizzontali 2021 sancite con l’accordo del 20 luglio 2021 per il 49% dei dipendenti aventi titolo e non erogate, progressioni economiche 2022 sospese; indennità Covid ridicole nella loro quantificazione, attribuite solo ad una parte degli aventi diritto con conseguenti sperequazioni; buono pasto riconosciuto solo ad una parte del personale dipendente e comunque non per i turni pomeridiani, produttività collettiva anni 2021 e 2022 non erogate, assegnazioni altalenanti delle sedi di lavoro tra Ascoli e San Benedetto senza alcun tipo di rimborso; soppressioni di unità operative con conseguenti accorpamenti di discipline diverse con aumento del rischio clinico; carichi di lavoro inaccettabili; dotazione organica inadeguata, stabilizzazioni sospese, personale precario in fuga; incarichi di funzione attribuiti per anni senza alcun criterio oggettivo e senza alcun compenso; disfunzioni generalizzate dei servizi per mancanza attuazione dell’assetto organizzativo». 

La direzione nel mirino dei sindacati
 

I sindacati chiamano in causa i vertici: «La direzione non ha ancora adottato alcun provvedimento finalizzato a ripristinare la legalità nell’azienda sanitaria pubblica.

E di fronte a tale situazione, alcune organizzazioni sindacali hanno ritenuto opportuno revocare lo stato di agitazione» prosegue la nota. Entro il mese finirà il piano ferie. «Siamo preoccupati – spiega Giorgio Cipollini (Cisl) -. Secondo i calcoli della direttrice generale ci sono 80 infermieri e 40 Oss in più. Ci sono però unita operative accorpate: rischieremmo di chiudere alcuni reparti, se non si dovessero confermare i tempi determinati o non si procedesse alla copertura dei posti turn over. Significherebbe la fine della sanità pubblica nel Piceno».  

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