Disoccupati e poco istruiti: ecco i poveri nel Piceno. Il fenomeno ad Ascoli è in crescita, va meglio in Riviera

Il convegno sulla povertà nel Piceno
Il convegno sulla povertà nel Piceno
di Cristiano Pietropaolo
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Domenica 27 Novembre 2022, 01:25

ASCOLI. - Dal 2018 sono aumentate le richieste di intervento per persone che si trovano in difficoltà ai centri della Caritas ad Ascoli, mentre sono diminuite le richieste in Riviera. In particolare, si chiede aiuto per pagare affitti e bollette, ma anche per i pasti forniti dalle mense. Sono 1.861 le persone che si sono presentate ad Ascoli e 960 a San Benedetto nel 2021, sia italiani che stranieri, che hanno difficoltà, in maggioranza per problemi economici e di occupazione.

Fino all’ottobre scorso, alla Caritas di Ascoli, si sono effettuati 195 interventi per il pagamento delle bollette e 70 per gli affitti, mentre in Riviera 186 aiuti per le bollette e 16 per gli affitti. 

Le persone che chiedono aiuto, in genere, hanno un basso tasso di scolarizzazione, sono disoccupati e hanno un’abitazione precaria o inadeguata. Gli stranieri provengono da Marocco, Nigeria, Romania, Tunisia, Macedonia e Camerun. È quanto emerso dall’incontro promosso dalle Diocesi di Ascoli e San Benedetto sulle nuove povertà. «C’è un aumento delle richieste e degli interventi. È naturale rispetto all’attuale situazione dove il lavoro scende e gli stipendi restano uguali - spiega Stefano Felice del Centro ascolto della Caritas di Ascoli. - Pochi giorni fa, una famiglia ha trovato un lavoro dignitoso a 1.350 euro al mese, ma deve pagare un affitto di 700 euro al mese: con due bambini a carico, cosa rimane? Vengono alla Caritas per la spesa. Ci sono molte persone, sopratutto italiani, che ci chiedono aiuto ma che affermano di non essere poveri. Purtroppo la classe media si sta allineando sotto la soglia della povertà». 

«Ascoli è un modello sociale importante e molte città ci chiedono come replicarlo - aggiunge il sindaco Marco Fioravanti. - Con una rete importante possiamo dare risposte insieme alle tante associazioni. Purtroppo non c’è mobilità sociale: chi nasce in una famiglia povera, non riesce a salire la scala sociale. Questo è il fallimento italiano. Qui tutti devono partire dallo stesso punto e nessuno deve camminare da solo. Dobbiamo togliere le barriere, tutti devono avere gli stessi diritti». 

«Nel 2019 i servizi sociali seguivano 2.800 persone, adesso ne seguiamo 4.600 - sottolinea l’assessore Massimiliano Brugni. - Collaboriamo con la Caritas per dare risposte che non siano tampone ma che possano sollevare le varie situazioni. Entro la prossima settimana liquideremo i contributi del bando bollette, con 170mila euro previste e allargheremo la soglia del reddito Isee per poter aiutare ancora più persone». «È importante il lavoro in rete che può servire ad intervenire in queste situazioni. È un periodo difficile e il lavoro che ci aspetta è di rilievo - aggiunge il vescovo Gianpiero Palmieri. - Dobbiamo mettere in campo gli interventi per evitare queste situazioni. È importante mettersi in rete valorizzando le buone pratiche diffuse».
 

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