Cluster a Cardiologia, ma è braccio di ferro sull'apertura del reparto Covid all'ospedale

Cluster a Cardiologia, ma è braccio di ferro sull'apertura del reparto Covid all'ospedale
Cluster a Cardiologia, ma è braccio di ferro sull'apertura del reparto Covid all'ospedale
di Sabrina Marinelli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 24 Dicembre 2021, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 08:37

SENIGALLIA - Braccio di ferro sull’apertura del reparto Covid in ospedale dove nel frattempo si è registrato un cluster in Cardiologia. Molti sanitari sono contrari alla riorganizzazione tenuto conto che ieri al Pronto soccorso c’era solo un positivo. C’è però un piccolo focolaio che viene menzionato nella lettera inviata dalla dottoressa Mancinelli ai reparti convolti. Cita infatti i due pazienti positivi nel reparto di Senigallia. 

La scelta

Per la direzione ospedaliera è necessario attivare il piano d’emergenza per non farsi trovare impreparati, nel caso in cui dovesse verificarsi un improvviso aumento sotto le feste. «Si invita a procedere, sin da subito – chiede la dottoressa Stefania Mancinelli, direttore dell’ospedale – alla dimissione e ricollocamento dei pazienti ricoverati presso la Lungodegenza, per poter dare avvio alla riorganizzazione che verrà realizzata progressivamente, in base all’evoluzione del contesto epidemiologico e alla pressione sul Pronto soccorso da parte dei pazienti positivi».

Un piano B insomma che deve essere pronto per gestire una paventata e nemmeno tanto remota emergenza, visto che il Pronto soccorso può ospitare fino ad 8 positivi e nei giorni scorsi è stato spesso raggiunto il limite. In un’ottica di area vasta bisogna anche tenere conto della disponibilità dell’ospedale di Jesi, che ancora assorbe positivi da Senigallia ma i posti sono quasi esauriti. Siccome la riorganizzazione richiederà dei giorni, il direttore ha chiesto di iniziare dalla prima fase. Liberare la Lungodegenza serve a spostare la Medicina d’urgenza dall’ex Ortopedia dove verrà aperto il reparto Covid. Disposizioni che stanno incontrando però una resistenza da parte di alcuni sanitari. Tra i pazienti positivi dell’ultima settimana c’era anche un 42enne che tre giorni prima di accedere al Pronto soccorso aveva fatto la terza dose. Rientra tra i positivi registrati dal reparto anche se in maniera indiretta. Spiegazioni al riguardo le aveva chieste anche il sindaco, subito informato di un positivo con terza dose tra i ricoverati ma il motivo dell’accesso era un altro: un trauma cranico provocato da una caduta in casa. Era asintomatico e non era andato in reparto per il Covid. Può infatti capitare di risultare positivi anche dopo la terza dose. 

L’analisi

«Il completamento della copertura vaccinale protegge dalla malattia – spiega il dottor Alessandro Marini, direttore del Distretto sanitario di Senigallia -, nelle sue forme più serie e pericolose, ma non dalla possibile presenza del virus nelle vie respiratorie. La ricerca del virus attraverso il tampone quindi può riscontrare una positività che non produce malattia e difficilmente, per la bassa carica virale, contagio ad altre persone. Non per niente Oms richiama l’attenzione sul corretto uso dei sistemi di protezione come mascherina, distanziamento e lavaggio delle mani anche da parte di soggetti vaccinati». Marini aggiunge: «È come se avendo un automobile in perfetta efficienza rinunciassimo a indossare le cinture di sicurezza e, in caso di conseguenze per un incidente, scaricassimo la responsabilità su chi ha fatto la manutenzione».

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