«Non mi riconosci?» Massacrato in strada. Pestaggio choc a Jesi, fratelli albanesi a processo

«Non mi riconosci?» Massacrato in strada. Pestaggio choc a Jesi, fratelli albanesi a processo
«Non mi riconosci?» Massacrato in strada. Pestaggio choc a Jesi, fratelli albanesi a processo
di Stefano Rispoli
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Venerdì 20 Ottobre 2023, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 11:49

JESI «Hey, str... non mi riconosci?». Per lui era un modo simpatico di salutare un ex collega di lavoro. Ma l’altro non l’ha presa bene: l’ha interpretata come un’offesa gratuita. Così l’ha fatto scendere dall’auto, gli ha chiesto di avvicinarsi e, insieme al fratello che lo immobilizzava, l’ha massacrato di botte, mandandolo all’ospedale con un gomito lussato, uno zigomo fratturato e il naso rotto. 


L’accusa

Almeno questa è l’accusa che un magazziniere jesino di 51 anni ha rivolto a due fratelli albanesi il 18 giugno 2019, quando si è presentato alla polizia.

Due giorni prima aveva subito un pestaggio in piena regola in strada, mentre passava con l’auto lungo il viale della Vittoria. Aveva incrociato casualmente un 48enne albanese, residente a Jesi, che in passato aveva lavorato nella sua stessa ditta di facchinaggio e che camminava sul marciapiede insieme al fratello di 42 anni e a tre bambini piccoli. «Ho abbassato il finestrino e gli ho dato dello str... in maniera simpatica, era una frase innocente, solo per fargli un saluto, visto che era da parecchio tempo che non lo vedevo» ha raccontato la vittima ieri al giudice Matteo Di Battista. Non immaginava che quell’espressione gli sarebbe costata un’aggressione, il ricovero all’ospedale e 72 giorni di prognosi. «Mi ha invitato a scendere dall’auto e ad aspettarlo - ha aggiunto il magazziniere -. Credevo volesse salutarmi. E invece, quando mi ha raggiunto, ha iniziato a colpirmi con pugni al volto, mentre il fratello mi immobilizzava da dietro: torcendomi un braccio, mi ha causato la lussazione del gomito». I due fratelli avrebbero infierito contro il 51enne anche quando è crollato a terra, con numerosi pugni al viso. Il tutto sotto gli occhi dei bambini. «Il mio ex collega continuava a darmele, anche se sanguinavo, ero indifeso e tutto spaccato - ha raccontato la vittima in tribunale -. Mi ha rotto il naso, lo zigomo e avevo un occhio nero. Se n’è andato solo quando è intervenuta una signora che ha chiamato il 112. E quando si è allontanato, mi ha minacciato dicendo: so dove abiti, ti ammazzo». 

Gli attriti

Secondo il magazziniere, finito all’ospedale e poi operato nel reparto di Chirurgia maxillo facciale di Torrette, alla base dell’aggressione ci sarebbero vecchie ruggini legate al lavoro. «Lui si era licenziato - ha spiegato al giudice - e quando è tornato, la ditta aveva assunto me. Era invidioso perché voleva guidare lui il muletto. Per questo non mi amava molto». Il processo a carico dei due albanesi - difesi dall’avvocato Emanuele Senesi - accusati di lesioni personali aggravate, proseguirà il 1° febbraio 2024. 

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