«Facciamo l’amore?» e le salta addosso in auto. Vigilante anconetano condannato per le violenze alla collega

Palpeggiamenti, baci e approccio sessuale costano 2 anni e mezzo alla guardia giurata

«Facciamo l’amore?» e le salta addosso in auto. Vigilante anconetano condannato per le violenze alla collega
«Facciamo l’amore?» e le salta addosso in auto. Vigilante anconetano condannato per le violenze alla collega
di Stefano Rispoli
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Venerdì 26 Gennaio 2024, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 14:15

ANCONA Le diceva che adorava il suo profumo di fragolina, che era attratto dal suo taglio degli occhi. «Facciamo l’amore?» le aveva chiesto una notte, mentre erano in servizio, aggiungendo che in genere dalle donne si fa pagare 100 euro per la prestazione, senza sconti, come fosse un gigolò. Per lui, guardia giurata anconetana di 44 anni, era un giocoso corteggiamento, almeno così ha provato a far credere ai giudici. Ma lei, collega trentenne, non rideva affatto, anzi tremava di paura quando lui, in auto, le ha accarezzato la gamba, il braccio, il collo e ha tentato un approccio sessuale. 

La pena

Il collegio penale, presieduto da Francesca Grassi, ieri ha condannato a 2 anni e 6 mesi e a 13mila euro di risarcimento danni, in via equitativa, il vigilante finito a processo per violenza sessuale: una pena superiore alla richiesta del pm, pari a 2 anni e 2 mesi. «Si è costruita un’immagine da mostro che non è», lo ha difeso l’avvocato Paolo Mengoni nel dibattimento. «È una sentenza giusta - ribatte l’avvocato Tommaso Rossi dello studio Rossi, Copparoni & Partners, che ha assistito la vittima - che scrive la verità processuale di una vicenda terribile vissuta da questa giovane ragazza, ancor più grave perché avvenuta durante il lavoro. E’ stato emozionante vedere le sue lacrime di gioia dopo la lettura del dispositivo.

Certo, nulla ripagherà del grande dolore patito e della ferita che porterà per sempre dentro di sé».

La ricostruzione

Per tre ore, il mattino del 9 maggio 2019, la giovane guardia giurata sarebbe stata tampinata in auto dal collega che le era stato assegnato in affiancamento, mentre svolgevano insieme il servizio di vigilanza notturna: apprezzamenti non graditi, palpeggiamenti, avances. Dopo una serie di allusioni e riferimenti espliciti, le sarebbe saltato addosso, prendendole la testa e girandola verso di sé per darle un bacio sul collo. «Era martellante, voleva a tutti i costi fare l’amore con me», ha riferito ai giudici. Dopo il rifiuto, lui avrebbe cominciato a deriderla. «Ero terrorizzata, volevo solo tornare in centrale, ma lui ripeteva: no, stai qui con me, anzi non devi parlarne con nessuno». Poi le avrebbe fatto guidare l’auto di servizio, facendole imboccare una stradina senza sbocco e rischiando di mandarla a sbattere. «E mentre facevo retromarcia, si è avvicinato e mi ha messo la lingua in bocca», ha ricordato in tribunale. Lui avrebbe risposto ridendo: «Che sarà mai? È un bacio».

L’incubo è cessato attorno alle 7 del mattino, quando i due colleghi hanno fatto rientro in centrale. La 30enne, dopo essersi confidata con qualche collega, ha poi deciso di sporgere denuncia. Ieri, a quasi 5 anni dai fatti, è calato il sipario sulla vicenda giudiziaria, conclusa con la condanna dell’imputato.

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