«Attenti, Matteo è fragile». L’alert via Pec lanciato al carcere di Montacuto otto giorni prima del suicidio di Concetti

«Attenti, Matteo è fragile». L’alert lanciato al carcere di Montacuto otto giorni prima del suicidio di Concetti
«Attenti, Matteo è fragile». L’alert lanciato al carcere di Montacuto otto giorni prima del suicidio di Concetti
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 10 Gennaio 2024, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 12:11

ANCONA «Matteo è un soggetto fragile, di interesse psichiatrico, che già in una occasione ha attuato propositi di suicidio». Otto giorni prima del tragico gesto nella cella d’isolamento di Montacuto, e per cui ora sta indagando la procura di Ancona, l’avvocato di Matteo Concetti lanciava con queste parole l’alert per cercare di far porre a chi di dovere la giusta attenzione verso i disagi provati dal 25enne fermano. Il legale, Cinzia Casciani, aveva inviato una Pec al carcere per chiedere urgentemente un colloquio per avere contezza della situazione del suo assistito, in particolare ottenere informazioni sulla terapia medica seguita e sul supporto educativo messo a disposizione.

L’urgenza

Nella mail, a cui non avrebbero fatto seguito riscontri, si faceva riferimento all’urgenza della richiesta di un confronto e alle condizioni di salute del 25enne, già in passato protagonista di «atti autolesionistici gravi» e «affetto da una patologia psichiatrica certificata» dal tribunale di Rieti, che 5 anni fa aveva affidato a Concetti un’amministratrice di sostegno, l’avvocato Patrizia Schifi.

Al ragazzo, che doveva scontare un cumulo di pene attorno ai 4 anni per furti e rapine e che sarebbe uscito ad agosto, era stato diagnosticato il bipolarismo e l’iperattività, disturbi da tenere sotto controllo con una adeguata terapia farmacologica.

La richiesta

Nell’ultimo periodo, il 25enne aveva manifestato ai familiari la volontà di andare a scontare la pena in una comunità terapeutica, dove del resto era già stato per due anni prima che arrivassero le misure della detenzione domiciliare e poi del carcere. In comunità, a Pistoia, il fermano c’era arrivato con una doppia diagnosi: tossicodipendenza e disturbi psichiatrici. L’istanza per un eventuale trasferimento in una struttura terapeutica non è stata mai inoltrata. Non c’è stato tempo, perché nel pomeriggio del 5 gennaio Concetti si è tolto la vita, impiccandosi nella cella di isolamento dove era stato collocato dopo un’aggressione a un agente. Il suicidio è avvenuto qualche ora dopo l’ultimo colloquio avuto con i genitori: «Io mi impicco» aveva detto. Sul caso, il pm Marco Pucilli sta indagando per istigazione al suicidio. Non ci sono indagati. Venerdì mattina si terrà l’autopsia sul corpo del 25enne, la cui famiglia si è affidata all’avvocato Giacomo Curzi. Sono tanti i nodi che l’inchiesta è chiamata a sciogliere. Ce ne è uno su tutti: le condizioni del detenuto erano compatibili con il regime carcerario o, comunque, gli è stato fornito il dovuto supporto medico?

Sulla morte di Concetti, la deputata e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia, chiedendo di «fare immediata chiarezza sulla vicenda e individuare nell'esercizio delle sue prerogative eventuali responsabilità che hanno condotto al tragico episodio. Al contempo chiediamo quali misure intenda adottare per affrontare il tema della salute mentale in carcere e della prevenzione del suicidio».

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