SENIGALLIA - Invece di conservare un quantitativo di cocaina, l’avrebbe distrutta, gettandola nel water. Il pusher, così, avrebbe iniziato a tempestarlo di minacce per fargli ripagare il danno: 2.500 euro oppure per il mancato “tesoriere” dello stupefacente sarebbe finita male.
Il tentativo di estorsione è invece terminato con l’intervento dei carabinieri e la denuncia sia del pusher, un 40enne albanese, che dell’uomo, un connazionale di 5 anni più grande, che lo avrebbe spalleggiato nel terrorizzare la vittima, un barista di Senigallia. Ieri mattina, il gup Alberto Pallucchini ha rinviato a giudizio i due albanesi: devono rispondere di tentata estorsione in concorso.
Al 40enne è stata anche contestata la detenzione di cocaina ai fini di spaccio. Il processo per i due si aprirà il 2 aprile del 2024. Gli imputati, sicuri di poter smontare le accuse a dibattimento, verranno difesi dagli avvocati Francesca Petruzzo, Gianni Marasca e Germana Riso. Stando alle difese, non ci sarebbero i riscontri per provare il possesso dell’oggetto da cui poi sarebbe nata la presunta estorsione: la cocaina. Tutto si baserebbe sul racconto fatto dal barista ai carabinieri in sede di denuncia.
In questo frangente, il presunto pusher sarebbe stato spalleggiato dal 45enne. I due si sarebbero presentati al bar della vittima con fare minaccioso, mimando anche il gesto dello sparo con una pistola: «Questa me la paghi cara, vieni che dobbiamo risolvere la questione» avrebbe detto il 40enne, che pretendeva – a fronte della droga perduta – il pagamento di 2.500 euro. Dopo la visita della coppia di albanesi, il barista aveva subito chiamato i carabinieri.
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