Teppisti scatenati e zero controlli: il tempio dello sport è un disastro. Ma come hanno ridotto il PalaVeneto?

Teppisti scatenati e zero controlli, il PalaVeneto è un disastro. Ma come l'hanno ridotto?
Teppisti scatenati e zero controlli, il PalaVeneto è un disastro. Ma come l'hanno ridotto?
di Claudio Comirato
4 Minuti di Lettura
Lunedì 28 Novembre 2022, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 16:59

ANCONA - Era il tempio della sport anconetano, è diventato un luogo del culto del vandalismo e dell’incuria. È ridotto malissimo il palazzetto di via Veneto, chiuso dal Comune nel gennaio 2020 per avviare i lavori di messa in sicurezza e adeguamento sismico. Condannato allo sfacelo tra i due fuochi della distrazione delle istituzioni e dei blitz di teppisti spaccatutto.

L’assenza di controlli all’interno dell’impianto è un invito a nozze per ragazzini annoiati con zero rispetto per i beni pubblici e mille pruriti alle mani.

E quando non ci sono i vandali, ci pensa il pressapochismo di chi dovrebbe fare manutenzione a fare danni. Le uscite di sicurezza nei pressi dei bagni lato tribuna sono spalancate, è aperta la porta che conduce alla piscina interna. La situazione più critica nei locali che un tempo ospitavano la palestra di pugilato. Un tubo dell’acqua si è rotto e dal soffitto cade acqua come se piovesse o meglio quello che resta del soffitto in quanto parte del solaio è crollato sul pavimento, portandosi dietro l’impianto elettrico, proprio a causa della perenne perdita di acqua, ben visibile anche dall’esterno dell’immobile.

A proposito di acqua, nessuno una volta chiuso l’impianto si è preso il compito di disdire il contratto di fornitura. Assist per i vandali che hanno aperto le manichette antincendio sul rettangolo di gioco allagando completamente il parquet che risulta staccato in tutta la sua estensione. Poi hanno infierito, e nell’acquitrino hanno scaricato gli estintori appesi alle pareti. All’interno del PalaVeneto è stato portato via tutto quello che c’era, persino il rame. Le panchine in legno che forse potevano essere utilizzate in altri impianti sportivi sono andate in mille pezzi. In malora anche gli attrezzi ginnici in sala pesi, i quadranti mobili della pallacanestro e i materassini. 
Una galleria degli orrori, con i tanti vetri rotti e i pezzi di cornicione che periodicamente si staccano dal tetto dell’impianto. Nonostante ciò si permette ancora di far parcheggiare le auto lungo la stradina che passa tra il Palaveneto e lo stabile che un tempo ospitava l’Ipsia, nei pressi di via Novelli.


A completare il quadro, alcune colonne portanti che risultano danneggiate dopo le recenti scosse di terremoto e che nessuno è andato a verificare. Una si trova all’ingresso che era riservato agli atleti. E quanti ne sono passati di atleti al Palas. Una storia gloriosa accantonata come il più inservibile dei rifiuti. C’era una volta il PalaVeneto, teatro delle imprese compiute dalla Stamura, dalla Sidis basket e dalle ragazze della Yoghi Ancona, arrivate ai vertici del volley mondiale. Una bomboniera capace di ospitare i mondiali di pallavolo del 1978 e la Coppa del Re di Svezia, con in campo grandi tennisti come Panatta e Pietrangeli, ma anche grandi eventi di boxe e artisti di fama. Ci si commuove a sfogliare l’album dei ricordi, pagine ingiallite di un’epoca che non c’è più, soppiantata dal degrado assoluto che ha assalito il vecchio palazzetto, un pezzo di cuore della città e ora buco nero a due passi dal centro.

Il Comune ha catturato 6 milioni dal bando Rigenerazione urbana e così conta di farlo rinascere. Ma intanto il palas si è trasformato in un rottame. Prima l’amianto sul tetto, rimosso con un’opera di bonifica attesa da anni. Poi i rifiuti che sommergono la struttura, insieme alla vegetazione incolta nella quale si nascondono ragazzini intenti a sballarsi di spinelli sotto le finestre delle case. Ora le porte aperte sul disastro all’interno. L’ennesimo capitolo nero, in attesa di una svolta, quella che può arrivare dal Pnrr. L’ultima ancora di salvezza per il glorioso PalaVeneto . 

© RIPRODUZIONE RISERVATA