ANCONA - «Di tutti i portici d’Italia, questi sono i più brutti. A livello igienico, a causa dei piccioni, è un disastro. Ma perchè devono essere lasciati in questo stato?» Se lo chiedono, tra sospiri e rammarichi, i commercianti delle arcate di piazza Cavour, ormai da anni alle prese con il degrado (cronico) portato da writer, vandali, sporcizia e segni causati dal tempo.
Le voci
«È almeno da metà agosto - afferma Orsolina Tiranti, della storica edicola che fa angolo con corso Mazzini - che segnalo il distacco di una striscia elettrica per far allontanare i piccioni, ma ancora non è venuto nessuno. Ho paura che possa verificarsi un corto circuito». In effetti, se si passa vicino al chiosco, si possono sentire delle scosse di corrente. «Guardi quel lampadario (pieno di guano e con sopra un piccione, ndr): ma che immagine vogliamo dare ai turisti? Perchè la nostra città deve essere trattata così? Il nostro sogno sarebbe avere dei portici come quelli di Bologna. Sono tanti anni che ci battiamo per un maggior decoro, ma da quando gestisco l’edicola (circa trent’anni, ndr) qui è sempre peggio. Da questi parti ci vorrebbe un agente della polizia locale in postazione fissa per vigilare su incivili e degrado».
«A livello d’igiene - le parole di Iolanda Censi dell’ottica Arabi - qui è un disastro, quando cammino guardo in alto per la paura dei piccioni. La pavimentazione è storica, teniamola pulita, togliamo via quelle gomme che si sono attaccate. Di certo, questi portici non sono attrattivi. E si sa, il degrado porta degrado. Se è un problema economico per la pulizia, troviamo una soluzione con il Comune e facciamo vivere piazza Cavour, servono eventi i centro, non può vivere solo la Mole». Le fa eco un cliente e residente del centro, Gianfranco Pantile: «Pechè non si riescono a pulire 50 metri? - si chiede -. È una vergogna, bisogna stare attenti a dove mettere i piedi: ma che biglietto da visita diamo ai turisti e ai croceristi?». Andrea Paternesi di Fagola/Fogola: «Il problema più spinoso? I piccioni. Basterebbe che il Comune pensasse a come risolvere questa situazione».
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