ANCONA - Per 9 anni avrebbe percepito una pensione di invalidità, pur non essendo più residente in Italia e strappando così alle casse dell’Inps quasi 33mila euro. È con l’accusa di indebita percezione di erogazioni da parte dello Stato che rischia di finire a processo una macedone di 58 anni, un tempo domiciliata a Cupramontana.
Di lei, però, non si hanno più notizie. Si è resa irreperibile, tanto che ieri l’udienza preliminare è stata “congelata” dal gup Paola Moscaroli che ha rinviato il procedimento al prossimo anno per consentire a chi di dovere di cercare l’imputata, difesa d’ufficio dall’avvocato Giuliano Natalucci.
La ricostruzione
La donna, stando a quanto accertato, avrebbe definitivamente salutato l’Italia nell’inverno del 2008 ma non avrebbe mai dichiarato all’Inps di aver lasciato i confini nazionali, continuando dunque a percepire in maniera – dice la procura - illecita quanto lo Stato le garantiva ogni mese. Si trattava, in sostanza, di un assegno di assistenza (poco più di 200 euro mensili) che l’Inps rilascia agli invalidi civili nei cui confronti sia accertata una riduzione della capacità lavorativa nella misura pari o superiore al 74%. Stando all’imputazione, non avendo comunicato il trasferimento della propria residenza all’estero, l’ente previdenziale avrebbe continuato a versare la pensione alla donna macedone.
L’irreperibilità anagrafica della 58enne sarebbe stata accertata nel dicembre del 2008.
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