Negozi a prezzi esorbitanti: dalla Regione 5 milioni per frenare la fuga dal centro di Ancona

Negozi a prezzi esorbitanti: dalla Regione 5 milioni per frenare la fuga dal centro di Ancona
Negozi a prezzi esorbitanti: dalla Regione 5 milioni per frenare la fuga dal centro di Ancona
di Antonio Pio Guerra
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Sabato 9 Marzo 2024, 01:30 - Ultimo aggiornamento: 15:11

ANCONA - «Sono importanti tanto quanto lo sono le attività artigianali». È diplomatico l’approccio di Angelo Eliantonio, assessore alle Attività economiche, quando si parla di commercio e grandi catene in centro storico. Da un lato riconosce che sì, «non tutti possono permettersi gli affitti di Corso Garibaldi», dall’altro non guarda con sospetto l’arrembaggio dei brand internazionali, gli unici in grado di sostenere i canoni di locazione a quattro cifre (a volte pure cinque) richiesti per “un posto al sole” sul corso principale di Ancona. Però il tema, a questo punto, diventa un altro: davvero si vuole trasformare il centro storico in una galleria commerciale come tante ce ne sono già nelle zone industriali? Uniformarci, insomma, alla tendenza secondo la quale le passeggiate d’Italia cominciano ad assomigliarsi l’un l’altra.

 

La strategia

A questo punto, Eliantonio affonda il piede sul pedale del freno.

Ancora, «le grandi catene sono importanti perché garantiscono meno vetrine vuote» ma le attività «artigianali sono importanti perché costituiscono l'identità e la tipicità della città». Ed è proprio sull’identità che si deve lavorare per far tornare ad indossare a corso Garibaldi la corona di re dello shopping. Al contrario dei personaggi pirandelliani, il centro di Ancona non può permettersi “centomila” maschere. Ne serve una, forte e caratterizzante. Far convivere il fast fashion con la sartoria allontanerà sia i fruitori dell’uno che dell’altra. «Dobbiamo qualificare l'offerta, più mirata e diversificata, con prodotti tipici» è la via maestra di Eliantonio. Che però non può (o non vuole) fare figli e figliastri e prova a spezzare una lancia a favore delle multinazionali. Comprensibile, visto che ad oggi rappresentano una buona parte dell’offerta anconetana. «Non tutte le stesse grandi catene sono presenti nei centri vicini» ci risponde quando gli paventiamo la prospettiva di un corso fotocopia rispetto a quelli di città come Civitanova, Pesaro o Rimini. Può essere vero per alcune insegne ma ce ne sono altrettante (se non di più) che si possono raggiungere in qualche minuto ed hanno pure il parcheggio gratuito messo a disposizione dalla galleria commerciale. E per i piccoli commercianti cosa fare? «Fondamentale è il bando della Regione Marche di imminente uscita per il finanziamento dei centri commerciali naturali».

Sul piatto ci sono 5 milioni di euro annunciati a fine gennaio dall’assessore regionale Antonini. Ma se «non basta un documento per assumere un’identità», come canta Chiara Dello Iacovo, allora qual è il progetto per il centro di Ancona? Con l’online che fa faville e le città che sgomitano per avere la passeggiata più patinata di tutte, il solo fatto di poter contare su un nome altisonante o su una presunta posizione di forza non è sufficiente a portare la gente in città e nella Spina dei Corsi. «La nuova identità di corso Mazzini passerà dalla riqualificazione del Mercato delle Erbe che gli darà nuovo impulso» comincia ad immaginare Eliantonio. «Su corso Stamira, un unicum, oggi si affacciano già alcune boutique di alta moda, alta pasticceria e presto anche una struttura ricettiva di lusso all'ex Palazzo del Mutilato» continua. E infine, «corso Garibaldi è l'unica vera via interamente pedonalizzata del centro». Che dovrebbe trovare nuova luce grazie ai nuovi arredi di prossima presentazione. Lo spauracchio? Che diventi un lungo corridoio simile a quello di qualche grande centro commerciale. Anche se con una vista mozzafiato sul mare, bisogna dirlo.

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