ANCONA - Aveva compiuto 106 anni il 26 marzo scorso Dilva Petracci, la vedova del pediatra Ettore Genovesi. Longeva, incrollabile, sulle ali del vento da nord se n’è andata l’altra notte. Ha conservato fino all’ultimo un carattere energico, che gli anni hanno solo in parte stemperato. Dinamica, a cento anni scendeva al Passetto, d’estate, o raggiungeva in auto la spiaggia di Palombina. «Guidava ancora, indipendente com’era», ricorda il figlio Roberto, noto dentista, che con la moglie Ilse le è stato accanto fino alla fine.
Poi si commuove: «Solo quando aveva compiuto il secolo di vita, scoprendo che le era scaduta la patente, aveva avuto scrupolo a farsela rinnovare». Prima di sei figli, quattro femmine e due maschi, era nata a Mogliano nel 1915, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia. E la mamma le aveva dato quel nome così arcano. «Della protagonista di un romanzo che la nonna aveva molto amato». Dilva aveva conosciuto il suo Ettore da adolescente, poi si erano persi di vista. Ma al destino non si comanda e si erano sposati nel ‘43. «A ridosso dell’armistizio dell’8 settembre – racconta Roberto. - Poi erano passati per la stazione di Ancona, per raggiungere Igea Marina, dove Ettore prestava servizio come ufficiale medico. E li aveva sorpresi il più duro bombardamento delle truppe alleate. Era stato suo zio Francesco Angelini a metterli in salvo, venendoli a prendere col calesse a cavallo, per portarli nella sua casa di Colle Ameno».