ANCONA - «Quando era nervoso si sfogava con me. Un giorno mi ha massacrato perché non gli piaceva il mio sorriso. Se non rispettavo i tempi per le pulizie di casa erano botte, se la pasta non era cotta al punto giusto, buttava tutto per aria. Mi ha anche puntato la pistola di servizio alla tempia e tirato un coltello contro la porta, sono riuscita a scansarmi in tempo. Perché non ho denunciato prima? Avevo paura di ritorsioni, soprattutto nei confronti dei nostri due figli».
Sono gli stralci della testimonianza resa da una 62enne, parte civile nel processo che vede imputato l’ex marito (65enne, finanziere in pensione) per maltrattamenti e violazione degli obblighi di mantenimento. La denuncia è stata sporta nel 2015. Ma le violenze sarebbero cominciate subito dopo il matrimonio, negli anni ‘80. «Per lui – ha detto la donna al giudice Carlo Cimini – ero diventata un pallone.
La donna, assistita dall’avvocato Roberta Montenovo, ha riportato anche gli insulti subiti e le minacce: «Ti taglierò braccia e gambe, ti butterò l’acido addosso, farò di te carne tritata». Le violenze sarebbero diminuite con il trasferimento dell’imputato da Ancona in un’altra città. «Ma ogni tanto tornava a casa e la situazione era la stessa. Se vedeva che una minima cosa era stata spostata erano botte». A testimoniare per supportare la tesi della madre, anche i figli della coppia. L’udienza è stata aggiornata.