ANCONA - Dopo la revoca della messa alla prova, ecco la condanna. Due anni e otto mesi di reclusione al 18enne anconetano arrestato nell’ottobre del 2020 dagli agenti della Squadra Mobile con l’accusa di aver minacciato e perseguitato un ragazzino (gravato da deficit cognitivo), tra botte e richieste di denaro. La pena, in abbreviato, è stata emessa ieri dal giudice del tribunale dei Minorenni, competente per il procedimento incentrato su fatti avvenuti tra il 2019 e l’estate del 2020.
Due i reati contestati: estorsione e stalking. La procura, rappresentata dalla dottoressa Giovanna Lebboroni, aveva chiesto una condanna superiore: quattro anni e otto mesi. Si è arrivati a processo perché al 18enne era stata revocata la messa alla prova della durata di 18 mesi. Questo perché, stando a quanto emerso, il ragazzo lo scorso agosto ha abbandonato la comunità (si trova in provincia di Pesaro-Urbino) e non vi ha fatto più ritorno. Avrebbe lasciato la struttura per, tra le altre motivazioni, non aver instaurato un legame positivo con gli educatori. La messa alla prova prevedeva un percorso rieducativo fatto di varie attività: tra queste, volontariato alla Caritas («ho sbagliato con le persone, fatemi lavorare vicino alle persone» aveva detto nell’udienza che aveva portato alla concessione della Map), programmi di giustizia ripartiva, corsi online sulla legalità e attività scolastica.
Attualmente, il 18enne è libero.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout