Bazar dello sballo, in casa anche la coca rosa. Il pusher: «Spaccio per mantenere mia figlia»

Bazar dello sballo, in casa anche la coca rosa. Il pusher: «Spaccio per mantenere mia figlia»
Bazar dello sballo, in casa anche la coca rosa. Il pusher: «Spaccio per mantenere mia figlia»
di Stefano Rispoli
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Giovedì 21 Settembre 2023, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 08:10

ANCONA «Spaccio perché non guadagno abbastanza e devo mantenere mia figlia». Il papà-pusher, assistito dall’avvocato Giovanni Rizzi, ha provato a difendersi così davanti al giudice Francesca Grassi, dopo essere finito in manette martedì pomeriggio. Ma la giustificazione e il suo atteggiamento collaborativo non sono bastati: è stato collocato agli arresti domiciliari, in attesa del processo


Le condanne 


Pesano due condanne pregresse e, soprattutto, i quasi 80 grammi di stupefacenti che i poliziotti della Squadra Mobile dorica, sezione Antidroga, hanno sequestrato a casa del 49enne, operaio residente in via Torresi.

Lo stavano osservando da tempo. Poi, dopo un lungo pedinamento, hanno fatto scattare il blitz sotto la sua abitazione. Il pusher ha tentato di disfarsi di una dose di cocaina che aveva in casa e che era pronto a smerciare: l’ha gettata nel cortile, ma è stata recuperata. La perquisizione domiciliare ha permesso di scovare un bazar della droga: in camera da letto il 49enne custodiva 35 grammi di cocaina, suddivisa in 4 dosi, 40 grammi di hashish e pure due grammi di cocaina rosa, la sostanza sintetica con pesanti effetti psichedelici che è sempre più in voga tra i “ricchi”.

In casa i poliziotti hanno trovato pure ritagli di cellophane, rotoli di nastro adesivo e forbici annerite che confermerebbero l’attività di spaccio, proprio come i foglietti scritti a mano in cui il 49enne appuntava iniziali di nomi e cifre che, per gli investigatori, testimoniano una rudimentale contabilità tenuta per monitorare i crediti vantati nei confronti dei clienti. 

Ai polsi del papà-pusher sono scattate le manette. Ieri in tribunale l’arresto è stato convalidato, nonostante abbia collaborato, raccontando che il suo lavoro da operaio ai cantieri navali non gli consente di guadagnare abbastanza per mantenere se stesso e la figlia, dopo un matrimonio tramontato. Su richiesta del pm Marco Pucilli, è stato messo ai domiciliari. 

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