Richieste di appuntamenti a luci rosse: quattro autisti di bus evitano il processo

Richieste di appuntamenti a luci rosse: quattro autisti di bus evitano il processo
Richieste di appuntamenti a luci rosse: quattro autisti di bus evitano il processo
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Venerdì 28 Febbraio 2020, 01:35

ANCONA - Quattro proscioglimenti e due condanne. È terminato così il processo nato da una serie di presunti abusi sessuali e imbrogli perpetrati ai danni di una donna affetta da disturbi psichici. Sotto processo, per violenza sessuale aggravata e continuata, erano finiti quattro dipendenti Conerobus (uno è nel frattempo andato in pensione) e una coppia di anconetani, accusata di circonvenzione di incapace per aver sottratto circa 900 euro alla vittima, tra raggiri e inganni.

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Ieri, il collegio penale ha messo un punto fermo al procedimento al termine di un processo portato avanti sempre a porte chiuse per la delicatezza della vicenda. Per i dipendenti dell’azienda di trasporto il presidente Francesca Grassi ha decretato il non luogo a procedere. Una decisione motivata dal fatto che a verbale manca la querela della parte offesa. Perché non è stata depositata? Inizialmente, la procura aveva contestato ai quattro l’aggravante del fatto commesso da un incaricato di pubblico servizio. Con il surplus accusatorio non è necessario sporgere formale querela, poiché il reato è procedibile d’ufficio. L’aggravante è stata fatta cadere dai giudici in fase decisionale e, di conseguenza, è venuta a mancare la condizione di procedibilità per poter entrare nel merito ed emettere sentenza di condanna o assoluzione. Dunque, i quattro imputati (difese Giorgio Canali, Ezio Gabrielli, Roberto Leali) sono stati prosciolti. Per ognuno di loro, il pm Serena Bizzarri aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione. 
È stata invece disposta dal collegio penale una pena di due anni ciascuno per i due anconetani, lei 44enne e lui 46enne. Difesi dall’avvocato Paolo Cognini, erano entrambi accusati di circonvenzione di incapace. Per conoscere nel dettaglio le motivazioni della sentenza si dovranno attendere almeno 90 giorni. La vittima, una donna di 50 anni con deficit psichici e seguita da un amministratore di sostegno dal 2017, era parte civile al processo con l’avvocato Francesca Petruzzo. Tutti i fatti contestati fanno riferimento a un arco temporale compreso tra il 2012 e il 2013.

L’indagine, coordinata dalla Squadra Mobile, era partita da una segnalazione dei servizi sociali che al tempo seguivano la vittima. Riscontrando un cambiamento d’umore della donna, erano andati a caccia di indizi per capire il tenore del suo stato d’animo. Risposte erano arrivate dallo smartphone, dove erano contenuti messaggi scambiati sia con la coppia accusata di circonvenzione che con parte dei dipendenti dell’azienda di trasporto pubblico. Nelle chat erano contenute le richieste di denaro inoltrate alla vittima e gli appuntamenti fissati per gli incontri a luci rosse. Per quanto riguarda circonvenzione, la procura contestava alla coppia di aver approfittato delle delicate condizioni di salute della donna per farsi elargire 900 euro. Stessa situazione per i presunti abusi: i quattro (tra ai 56 e i 63 anni) avrebbero fatto leva sulle scarse capacità cognitive della vittima per approfittarsi di lei, al di fuori degli orari di lavoro e in luoghi che nulla avevano a che fare con gli uffici della Conerobus.

Le difese, a voce unanime, hanno sempre sostenuto la capacità di discernimento della parte civile e la sua completa autonomia decisionale. In sostanza, non sarebbe mai stata costretta a fare nulla contro la sua volontà. 

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