«Gli esami clinici rivelano che c’è un danno. A volte temo che mio figlio non si svegli più. Mi scuso con lui per non averlo protetto abbastanza». E’ passata più di una settimana dall’aggressione, avvenuta lo scorso 17 ottobre, di Giuseppe Pio D’Astolfo, 18 anni, di Lanciano, che un pugno alla testa ha ridotto in stato di coma all’ospedale di Pescara. Le sue condizioni sono stabili. E la mamma del ragazzo, Paola Iasci, dice: «Spero, con tutto il cuore e per tutto l’amore che ho per mio figlio, che torni forte e bello come prima, ma chissà... Ci sono momenti di buio. Ho paura che non sarà così. Debbo essere forte, lo so. E so anche che in tanti stanno pregando per lui».
Uno scontro violento quello che ha fatto finire il ragazzo in Rianimazione, consumato tra i binari e il piazzale dell’ex stazione ferroviaria Sangritana-Tua, a Lanciano, che fino a quella notte era una sorta di zona franca della città, zeppa di spazzatura e sporcizia, luogo di bivacco.
Lanciano, il baby rom sui social: «Non mi importa niente di un italiano in meno»
Il minorenne in caserma ha ammesso le proprie responsabilità, ma sui social e nelle chat a cui è iscritto non pare certo dispiaciuto per quanto successo. «...a ’sto punto anche a me non importa niente di un italiano in meno» dice in una conversazione con un amico. «Ma chi si è messo in mezzo poi?», gli domanda qualcuno sull’app Tellonym e lui: «Nessuno, a me non serve la baby gang, come dicono i giornalisti, io le cose le risolvo petto a petto e tra l’altro loro stavano in 5 e io da solo». Tra le foto postate sui social dall’adolescente anche il criminale colombiano Pablo Escobar, trafficante internazionale di cocaina, di cui adotta il motto “Plata o plomo”, ossia argento (denaro) o piombo (pallottole). Gli investigatori stanno passando al setaccio i telefonini di tutti coloro che sono coinvolti nel fattaccio, per cui finora sono stati denunciati in cinque, per lesioni gravi.