Le posizioni agli antipodi
L’opinione pubblica si è polarizzata sulla questione: chi vede nel limite a 30 km/h una misura di civiltà sulla scorta delle best practices europee, e chi le giudica solo l’ennesimo modo per fare cassa andando a pescare nelle tasche dei cittadini. E nelle Marche? Qual è la situazione nelle nostre città e cosa ne pensano le amministrazioni che le guidano? Il coro di voci è ampio e variegato: dal no perentorio di Macerata - con una giunta a trazione leghista - che non ci pensa proprio a seguire l’esempio di Bologna, alle 13 Zone 30 già realizzate dal Comune di Pesaro negli anni. Nel mezzo, le posizioni più sfumate degli altri tre capoluoghi di provincia Ancona, Fermo e Ascoli: le fasce tricolore non dicono no a prescindere, ma non vedono nella Città 30 sulla falsariga bolognese un modello da imitare. «Troppo difficili i controlli», fa notare il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, mentre il primo cittadino di Ancona sta valutando, area per area, dove una misura del genere potrebbe essere applicabile. Tenendo conto che la Dorica deve fare i conti con la viabilità legata al suo porto. Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli, punta invece sui dissuasori nei dintorni delle zone sensibili come le scuole. In sintesi: Zone 30 sì, ma senza esagerare.
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