Un'ex carabiniere congedato dall'Arma dopo aver avuto guai con la giustizia e ora in carcere a Bollate per truffa aggravata è il nuovo protagonista del tentativo delle Iene di riscrivere la storia della strage di Erba.
«Due giorni dopo l'accaduto doveva essere tutto focalizzato su Rosa e Olindo, si doveva fare di tutto per tirare fuori la loro colpevolezza». È quanto rivela un ex carabiniere, che dichiara di aver partecipato alle indagini sulla strage di Erba, a 'Le Iene' in onda questa sera in prima serata su Italia1. «Anche tra i miei colleghi - aggiunge - sono pochi quelli che danno con certezza che Rosa e Olindo siano colpevoli, le prove a loro carico non le trovo così schiaccianti».
Strage di Erba, Azouz Marzouk: «Olindo e Rosa innocenti, riaprire il caso per trovare assassini»
Quella di Giovanni Tartaglia è una nuova testimonianza sul caso di omicidio multiplo commesso ad Erba l'11 dicembre 2006.
Ha voluto parlare delle indagini che hanno portato all'arresto e poi alla condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano, ritenuti unici colpevoli del delitto. In merito alle intercettazioni mancanti, l'ex carabiniere sottolinea che di essersi «occupato prevalentemente di intercettazioni ambientali e telefoniche. Che in casa Romano-Bazzi non abbiano mai parlato di quello che era accaduto a me non risulta. Mi ricordo la frase di Rosa che diceva "c'è da aver paura a stare in un ambiente del genere".
Sull'assenza nel brogliaccio della metà del materiale prodotto in momenti topici dell'indagine, afferma poi: «Come mi spiego quel buco di 4 giorni senza alcuna annotazione da parte dei Carabinieri in ascolto? È strano, la sequenza dei numeri non può sballare assolutamente. Io li ho stampati corretti, se da lì al passo successivo c'è stato qualcuno che è intervenuto sui server o rimasterizzato i dvd io non lo posso sapere. Però è possibile farlo».
Nel servizio di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti - in onda stasera, a 'Le Iene, in prima serata su Italia1 - oltre alle dichiarazioni inedite di Tartaglia anche il parere, su questa nuova testimonianza, del legale dei coniugi in carcere, Fabio Schembri. All'opinione di Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna - inizialmente additato come l'assassino ma immediatamente scagionato perché in quei giorni si trovava in Tunisia -, e dei due giornalisti investigativi, Edoardo Montolli e Felice Manti, per cui i colpevoli non sarebbero i coniugi Romano, si aggiunge oggi, attraverso questa testimonianza, anche quella di Tartaglia