«È un Raffaello». Lo dice l'intelligenza artificiale. Ecco il parere del direttore della Galleria Nazionale delle Marche

La misteriosa opera conosciuta come il Tondo di Brécy che un esame con l’intelligenza artificiale ha attribuito a Raffaello e a fianco la Madonna Sistina di Raffaello di cui il Tondo si riteneva una copia fatta in epoca vittoriana
La misteriosa opera conosciuta come il Tondo di Brécy che un esame con l’intelligenza artificiale ha attribuito a Raffaello e a fianco la Madonna Sistina di Raffaello di cui il Tondo si riteneva una copia fatta in epoca vittoriana
di Lucilla Niccolini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Gennaio 2023, 07:25

URBINO - «Un appassionato d’arte non può che restare affascinato dalle nuove tecnologie, che sono in grado di raggiungere, e di superare, le frontiere delle indagini diagnostiche finora consentite sulle opere del passato». Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale di Urbino e della Direzione Regionale Musei delle Marche, è molto incuriosito dalla notizia, diramata dalla Bbc, secondo la quale un dipinto finora anonimo, il Tondo de Brécy, sarebbe opera originale del Divin Pittore urbinate. Era stato finora reputato copia di epoca vittoriana della Madonna Sistina di Raffaello, esposta nella Gemaeldegalerie di Dresda.


La storia del quadro


La notizia ha fatto il giro del mondo: un team composto da ricercatori delle Università di Nottingham e di Bradford, analizzando il Tondo con strumenti di intelligenza artificiale, ha scoperto che i volti della Madonna e del Bambino sono identici a quelli della pala Sistina. «Ciò significa – sostengono gli studiosi - che è molto probabile che i dipinti siano stati creati dallo stesso artista». Il Tondo de Brécy appartiene alla collezione creata dall’uomo d’affari del Cheshire, George Lester Winward, che lo acquistò nel 1981. Poi, nel 1995, due anni prima di morire, il mecenate britannico istituì la de Brécy Trust Collection, dal nome dei suoi antenati francesi, e destinò la sua collezione di dipinti e disegni a disposizione degli studiosi d’arte. Ora, il segretario onorario del de Brécy Trust, Timothy Benoy, si dice lieto «che questa nuova prova scientifica confermi l’attribuzione a Raffaello del Tondo. Illustra in modo molto convincente il valore crescente delle prove scientifiche nell’attribuzione di un dipinto».

È stato il dottor Christopher Brooke, ricercatore onorario presso l’Università di Nottingham, esperto di analisi digitale delle immagini, coautore della ricerca, a dichiarare: «Il confronto diretto tra i volti ha portato a una corrispondenza del 97%, una probabilità statistica molto alta che le opere d’arte siano di autori identici.

Un’ulteriore conferma viene dall’analisi dei pigmenti utilizzati nel Tondo, che ha dimostrato che le caratteristiche del dipinto sono considerate tipiche della pratica rinascimentale. È quindi altamente improbabile che si tratti di una copia successiva».


L’attribuzione


L’ipotesi di attribuzione del dipinto, finora anonimo, è confermata da Hassan Ugail, professore di visual computing presso l’Università di Bradford, che ha sviluppato il sistema di riconoscimento facciale con intelligenza artificiale, grazie al quale si è arrivati alla attribuzione del Tondo a Raffaello. «Guardando i volti con l’occhio umano – sostiene - si nota un’ovvia somiglianza, ma il computer è in grado di vedere molto più in profondità di noi, in migliaia di dimensioni, a livello di pixel. Sulla base dell’alta risoluzione di questa analisi, insieme a ricerche precedenti, abbiamo concluso che per entrambi i dipinti sono stati utilizzati modelli identici e che sono senza dubbio dello stesso artista».

«Un’indagine, quella compiuta dal team britannico, sicuramente molto intrigante, ma non è sufficiente – sospende il giudizio il direttore Luigi Gallo. - Immagino che sia necessario approfondire. E comunque l’esperto, dotato di un occhio educato da una lunga frequentazione nella storia dell’arte, potrà dire l’ultima parola a riguardo». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA