Franca Valeri è morta: la signora dello spettacolo aveva appena compiuto 100 anni

Franca Valeri è morta: la signora dello spettacolo aveva appena compiuto 100 anni
Franca Valeri è morta: la signora dello spettacolo aveva appena compiuto 100 anni
5 Minuti di Lettura
Domenica 9 Agosto 2020, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 11:22

È morta Franca Valeri, la signora dello spettacolo aveva compiuto 100 anni lo scorso 31 luglio. L'attrice si è spenta questa mattina nella sua casa di Roma intorno alle 7.40, circondata dall'affetto della famiglia.
 



 


Ideatrice di una galleria di personaggi indimenticabili e ancora oggi straordinariamente attuali come la Signorina Snob, Cesira la manicure, la sora Cecioni, iniziatrice di un genere che tanta fortuna avrebbe avuto, la Valeri ha dimostrato il proprio talento in molti ambiti diversi: radio e teatro, cinema e televisione, opera lirica e letteratura, rimanendo sempre unica e inimitabile.

UN PO' SNOB MA TANTO VICINA AL POPOLO

Un po' snob, sì. Ma così vicina al popolo, alla gente. Con una grandissima dote: la capacità di fare ironia, anche su stessa. Storici i suoi personaggi, come la Signorina Snob, Cesira la manicure, la sora Cecioni. Franca Valeri, morta a 100 anni, nome d'arte di Alma Franca Maria Norsa, era nata a Milano il 31 luglio 1920, da padre di religione ebraica e madre cattolica. Ha lasciato il segno con film come «Il segno di Venere» (dove è la romantica Cesira in cerca di marito ma oscurata da una prorompente Sophia Loren, cugina ingombrante), «Il vedovo» (a fianco del cialtrone Alberto Sordi, che lei chiama «cretinetti») e «Piccola posta» (sempre con Sordi, dove cura la posta del cuore di una rivista femminile spacciandosi per la contessa polacca Eva Bolasky); con opere teatrali come «Lina e il cavaliere» e «Le catacombe»; spettacoli televisivi della Rai in bianco e nero come «Studio Uno» (con uno dei suoi personaggi più celebri, la sora Cecioni, con la parola d'ordine al telefono «Pronto, mamma?») e «Sabato sera». Ed è stata la prima attrice comica in Italia, faro e musa di tutte coloro che sarebbero venute dopo: Lella Costa, Sabina Guzzanti, Luciana Littizzetto tra le altre. In campo cinematografico Valeri è nota soprattutto per le sue parodie, sempre condotte con buon gusto ed eleganza drammaturgica, senza mai ricorrere a facili espedienti: la sua stata è una comicità di testa dalla quale trasparivano intelligenza e autoironia. Nella sua filmografia sono tuttavia presenti anche ruoli più complessi e sfumati, che ha interpretato rivelando non minore talento.


QUEI SALOTTI INTELLETTUALI E LE SUE DONNE SUPERFICIALI
Fu nei salotti intellettuali e mondani di Milano che Franca Valeri iniziò a tratteggiare quelle figure di donne superficiali che avrebbero poi accompagnato gran parte della sua carriera. Nell'immediato dopoguerra questi personaggi la fecero approdare alla radio; più tardi li inserì negli spettacoli del Teatro dei Gobbi (del quale fu tra i fondatori, insieme con Vittorio Caprioli, suo marito dal 1960 al 1974), prima in 'riviste da camerà (1951-1953) e quindi in rappresentazioni che fondevano rivista e commedia (1955-1958). Parallelamente intraprese un'intensa attività di attrice nel teatro di prosa (recitò tra gli altri per Giorgio Strehler e Mario Missiroli) e dal 1957 anche in televisione, dove partecipò a varietà, sceneggiati, atti unici (uno dei quali da lei scritto, «Le donne balorde», del 1960). È stata inoltre autrice di commedie, da lei stessa interpretate («Le donne», 1960; «Le catacombe», 1962; «Questo qui, quella là», 1964; «Meno storie», 1969; «Non c'è da ridere se una donna cade», 1978; «Le donne che amo», 1981; «Tosca e le altre due», 1986; «Senzatitolo», 1991; «Sorelle, ma solo due», 1997). Tutti i suoi testi sono stati pubblicati: l'antologia «Tragedie da ridere. Dalla Signorina Snob alla vedova Socrate» (La Tartaruga, 2003) ne riunisce la maggior parte. A partire dal 1972 Franca Valeri si è cimentata nella regia di opere liriche e dal 1986 anche di commedie. 
 

L'ATTIVITA'
Nell'attività cinematografica, durata dal 1950 al 1983, fu quasi sempre autrice dei suoi dialoghi, ricalcati su quelli dei suoi testi teatrali o da lei scritti direttamente per lo schermo, anche se firmò (sempre in collaborazione) solo quattro sceneggiature. Molti dei suoi personaggi avevano un taglio grottesco, come le macchiette di derivazione teatrale (la coreografa ungherese in «Luci del varietà» di Alberto Lattuada e Federico Fellini, 1950; la Signorina Snob in «Totò a colori», 1952, e la regina della 'posta del cuorè in «Piccola posta», 1955, entrambi di Steno), le donne autoritarie («Un eroe dei nostri tempi», 1955, di Mario Monicelli; «Il vedovo», 1959, di Dino Risi; «Crimen», 1960, di Mario Camerini; «Scusi, facciamo l'amore?», 1968, di Caprioli, da lei sceneggiato), le piccole borghesi in cerca di promozione sociale («Leoni al sole», 1961, di Caprioli, sempre da lei sceneggiato). Ma impersonò anche figure patetiche di donne frustrate in cerca d'amore («Il segno di Venere», 1955, di Dino Risi, e «Parigi, o cara», 1962, di Caprioli, entrambi da lei sceneggiati) e persino caratteri diabolici («Il bigamo», 1955, di Luciano Emmer). Di minore rilievo i suoi ruoli in «Villa Borghese» (1953) di Vittorio De Sica, «Questi fantasmi» (1954) di Eduardo De Filippo, «Mariti in città» (1957) di Luigi Comencini, «La ragazza del palio» (1957) di Luigi Zampa, «Non perdiamo la testa» (1959) di Mario Mattoli, Arrangiatevi! (1959) di Mauro Bolognini, «Rocco e i suoi fratelli» (1960) di Luchino Visconti, «Io, io, io… e gli altri» (1966) e «La ragazza del bersagliere» (1967), entrambi di Alessandro Blasetti.


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA