Gleijeses nei panni dell’anziano capocomico in “Servo di scena” apre la stagione di prosa del Teatro dell'Aquila di Fermo

Gleijeses al centro del palcoscenico nei panni dell’anziano capocomico in “Servo di scena” apre la stagione di prosa del Teatro dell'Aquila di Fermo
Gleijeses al centro del palcoscenico nei panni dell’anziano capocomico in “Servo di scena” apre la stagione di prosa del Teatro dell'Aquila di Fermo
di Chiara Morini
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 07:45

FERMO - Su il sipario del Teatro dell’Aquila di Fermo: domani, sabato 15 ottobre alle ore 21 e domenica 16, alle ore 17, ci sarà la prima della stagione di prosa con “Servo di scena”. Sul palco, tra i protagonisti, Geppy Gleijeses nei panni dell’anziano capocomico.


La storia


La storia, scritta da Ronald Harwood, è ambientata in Inghilterra nel 1940: un gruppo di vecchi attori fa del tutto per tirare su il morale degli inglesi, portando in giro nei teatri il repertorio di Shakespeare, recitando anche durante gli allarmi aerei durante il conflitto mondiale. Recitare, per il capocomico della compagnia, è l’unica ragione di vita e per questo continua a farlo. Lo spettacolo andrà in scena dopo una breve residenza di allestimento. «Per quanto ci riguarda – commenta Gleijeses – è l’unico allestimento, né migliore né peggiore rispetto alla prima regia Ferro, che ha anche interpretato il padre. Noi recitiamo in scena i passi del Re Lear mostrando quello che facciamo, non lasciando come prima le ombre cinesi e la scena principale nel camerino di Sir Ronald. Qui il pubblico vede tutto».

Quanto alla narrazione e all’ambientazione scenica, aggiunge Gleijeses che «il periodo è molto simile all’oggi. I protagonisti del nostro spettacolo vanno avanti, non si fermano nemmeno davanti alle bombe del 1940. E anche il pubblico, nella storia, rimane seduto dov’è, rappresenta il modo di combattere della gente inglese. Proprio come facciamo oggi noi, che combattiamo contro le notizie che arrivano: la guerra che si pensava fosse scomparsa, una pandemia che non va via. Quanto alla guerra di oggi, penso proprio che non hanno imparato nulla dagli autori russi che la contrastavano, mi riferisco, ad esempio, ad opere come “Guerra e pace”.

Purtroppo si vive ancora nel sogno di un impero. Anche noi, nel nostro piccolo, “combattiamo” a distanza». 


Il messaggio


Quello del teatro è un messaggio importante, profondo, in grado di alimentare vite, come quelle degli anziani attori inglesi o del pubblico che non va via dal teatro. Gleijeses però non ama parlare esplicitamente di messaggio: «Warner diceva “i messaggi mandateli per posta”, anche questo concetto tremendamente attuale, denso di significato e di sforzo. Importante poi anche il pensiero di Eduardo De Filippo, che prima di morire disse che la sua vita era circondata di gelo, ma che fare questo mestiere con disciplina, da molte soddisfazioni».

Gleijeses ha iniziato questo lavoro a 17, e ancora è attore, regista, drammaturgo e direttore artistico, a 68 anni. «Nella mia carriera – ricorda – l’incontro più importante è stato con Eduardo De Filippo. Mi ero diplomato da poco, all’epoca mio padre voleva che mi laureassi, mentre io ancora non avevo deciso se la carriera teatrale dovesse andare avanti in modo professionistico. Lo incontrai a casa del suo otorino, e gli dissi di no, complessivamente tre volte. Ma mi aveva preso in simpatia e un giorno mi chiamò per fare il figlio di Pulcinella. Gli chiesi poi i diritti, e lui stesso mi concesse di farli come regista. A un cronista dichiarò che per me aveva tolto il veto alle sue opere». Sul palco, insieme a Gleijeses ci saranno, tra gli altri, Maurizio Micheli, Lucia Poli. Info: 0734284295

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