Beni artistici, scocca l’ora del digitale. Le nuove prospettive di gestione a confronto al teatro dell’Aquila di Fermo

La dirigente Tisi: "Sarà più facile accedere ai documenti originali"

Beni artistici, scocca l’ora del digitale. Le nuove prospettive di gestione a confronto al teatro dell’Aquila di Fermo
Beni artistici, scocca l’ora del digitale. Le nuove prospettive di gestione a confronto al teatro dell’Aquila di Fermo
di Chiara Morini
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Martedì 18 Aprile 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 16:55

Tradizione e innovazione, patrimonio culturale e digitalizzazione: il futuro della gestione dei beni culturali è già quasi diventato presente. Se ne è parlato al teatro dell’Aquila di Fermo, dove ieri esperti e docenti universitari hanno detto la propria sul tema “Il patrimonio culturale nell’era digitale: nuove prospettive di gestione e valorizzazione tra tradizione e innovazione”.


Digitale o fisico?


Quando si pensa a patrimonio culturale subito la mente corre ai musei, e Sandro Debono, membro della European Museum academy, ha parlato di pensiero digitale e musei in Europa. «Gli esempi sono tanti – ha detto – però occhio al contesto perché ciò che funziona qui può non funzionare altrove e viceversa. Il digitale non potrà sostituire l’esperienza fisica, si deve pensare ad un phygital». Un concetto che aveva espresso, in apertura, anche l’assessore comunale alla cultura di Fermo, Micol Lanzidei. La Digital Library del ministero della Cultura è anche attuatore del bando Pnrr M1C3, sul turismo cultura, e nelle Marche, ha detto Giovanni Pescarmona, «ci sono due milioni e 100 mila euro, in quota regionale per diversi progetti in via di definizione».

 

La digitalizzazione in questo caso riguarda i beni storico artistici, come quadri, tele, arazzi, dipinti; beni e reperti archeologici; numismatica e medaglie. E ancora documenti storici di archivio, periodici, mappe e materiale cartografico, manoscritti e planimetrie antiche. In Regione saranno interessati biblioteche, musei e archivi di Ancona, Ascoli Piceno, Fabriano, Fano, Fermo, Jesi, Macerata, Matelica, Osimo e Pesaro.


I bandi


«Abbiamo aderito – ha commentato la dirigente regionale del servizio Cultura, Daniela Tisi – alla gara nazionale di Invitalia. Ci sono però realtà che hanno bisogno di fare altre operazioni propedeutiche. Per questo la regione provvederà da sola a fare quegli interventi propedeutici e - o integrativi al programma della Digital Library».

L’idea di pensare alla digitalizzazione di musei e altre strutture culturali è arrivata, nel periodo buio della pandemia. «La chiusura globale – ha detto Tisi – ha dato il la al digitale, che servirà e sarà utile non solo per la sicurezza, ma anche per la facilità di accesso». Tradotto: la possibilità di avere a disposizione ovunque le risorse culturali e quindi la ricerca scientifica. Ed è proprio grazie alla digitalizzazione che si stanno costruendo ricchi dossier anche per i teatri Unesco. La tecnologia al servizio del patrimonio digitale, che per mezzo di essa può parlare. “Nudo. Alla scoperta dei segreti delle opere d’arte”: di questo ha parlato la docente dell’ateneo camerte, Graziella Roselli, che ha specificato come «l’opera d’arte può parlare di sé andando molto nel profondo, grazie alla tecnologia e alle varie discipline, così anche i “chirurghi”, quelli che devono intervenire, possono farlo meglio».


La comunità


Il professor Pierluigi Feliciati dell’università di Macerata, ha ricordato l’importanza di «creare valore unendo competenze e comunità. Noi infatti collaboriamo, mettiamo il nostro sapere per le visioni sinergiche in dialogo continuo, sereno e produttivo con gli enti locali. E tutto parte da analisi e diagnostica». Dalla politecnica delle Marche, il professor Paolo Clini ha parlato del valore dell’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità. Ha parlato a lungo del ruolo della copia rispetto all’originale, citando Walter Benjamin e Salvatore Settis, ma anche il caso di Google Art: «Nel museo il quadro lo si osserva per 20 secondi, nella versione digitale 1 minuto, ma bisogna vedere il tema della digitalizzazione scientifica». E dopo i processi di digitalizzazione, di contenuti, il professor Giovanni Boccia Artieri dell’università di Camerino ha ricordato come «le tecnologie deei nostri cellulari servono per trasferire l’esperienza nelle dimensioni culturali», parlando di metaverso e intelligenza digitale. 
 

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