Mascherine anti Covid: da oggi sono facoltative su treni, bus e metro. Dove restano obbligatorie

Mascherine: da oggi non sono più obbligatorie su treni, bus e metro Restano negli ospedali per ancora un mese
Mascherine: da oggi non sono più obbligatorie su treni, bus e metro Restano negli ospedali per ancora un mese
di Graziella Melina
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Sabato 1 Ottobre 2022, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 14:09

Per i pendolari che si spostano con i mezzi di trasporto, proteggersi dal Covid con la mascherina d’ora in poi sarà una libera scelta. Decade, infatti, da oggi l’obbligo di indossare le Ffp2 su bus, treni e metropolitane.

Le mascherine saranno invece ancora obbligatorie nei luoghi di cura: il ministro della Salute Roberto Speranza ha infatti prorogato per un mese l’ordinanza che dispone l’obbligo per i lavoratori, gli utenti e i visitatori delle strutture socio-sanitarie e Rsa. La libertà di non indossarle, che sembra restituire un apparente ritorno alla normalità, si scontra però con i dati in continua crescita della circolazione del sars cov 2.

L’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, in effetti, non lascia presagire nulla di buono: in una settimana l’incidenza dei casi è passata a quota 325 ogni 100 mila abitanti (nei sette giorni precedenti era a 215).

Cresce anche l'indice di trasmissibilità (Rt): da 0,91 si attesta a 1. In aumento anche il numero delle persone che hanno avuto bisogno di cure ospedaliere (il 6%, prima erano il 5,3%); stabile invece il dato delle terapie intensive all'1,4%.

“Osservando già da diverso tempo una minore attenzione alle misure di precauzione e alle mascherine anche nelle scuole – spiega Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-medico di Roma – i dati in crescita erano prevedibili. Togliendo l’obbligo ora anche sui mezzi di trasporto, così tanto affollati che spesso si fa fatica persino a entrare, dovremo aspettarci altri casi. Mi auguro che almeno ci sia una proroga negli ospedali anche oltre il 31 ottobre”. Intanto, in 5 Regioni l’epidemia rischia di bloccare di nuovo l’attività ordinaria negli ospedali, a discapito di tutti gli altri pazienti. Per il momento hanno superato la soglia di allerta del 10% di posti letti nei reparti ordinari occupati da pazienti Covid: Bolzano (20,2%), Umbria (17,8%), Valle d’Aosta (16,4%), Calabria (12,9%), Friuli Venezia Giulia (10,6%).

“È giusto riprendere la libertà che ci siamo guadagnati con la vaccinazione – sottolinea Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene dell’Università degli Studi di Milano - ma prima di decidere di togliere una misura di protezione, dobbiamo pianificare la necessità di reintrodurla in funzione dello scenario che si prospetta”. La gestione della pandemia, dunque, non è ancora un capitolo chiuso.

“Dobbiamo immaginare il prossimo futuro in una fase di transizione verso l’endemia – spiega Pregliasco - a meno che non emerga una particolare variante aggressiva che richiederà altre misure più idonee per fermarla”. In questa fase epidemica, la fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale (268 casi per 100mila abitanti), come riporta l’Iss, è tra i 50-59 anni; ma aumenta anche la fascia dai 10 ai 19 anni (da 145 a 251 casi). “L’uso non più obbligatorio delle mascherine – mette in guardia Massimo Andreoni, direttore di malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali - arriva in un momento in cui c’è grande preoccupazione. La sensazione è che si stia assistendo ad una nuova ripresa importante della circolazione del virus, che era in gran parte attesa. Stiamo andando infatti verso la stagione che già nei due anni precedenti ha portato ad un aumento significativo dei casi”.

L’andamento epidemico dei prossimi mesi dipenderà dai comportamenti individuali. “Sarà necessario da parte delle persone un grande senso di responsabilità – avverte Andreoni - per evitare che accanto ad un incremento del numero dei casi ci possano essere anche un aumento di ospedalizzazioni. Come sappiamo gli incrementi dei ricoveri in terapia intensiva e i decessi seguono di due settimane l’aumento del numero dei casi”. A questo punto, non resta che affidarsi di nuovo alla profilassi. “Diventa quanto mai impellente che le persone procedano più speditamente a vaccinarsi con la seconda dose booster – raccomanda Andreoni - I vaccini bivalenti tuttora disponibili sono assolutamente validi nei confronti delle varianti che stanno circolando. Inutile aspettare quelli più aggiornati”.

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