Superbatteri trasmessi all'uomo da cani e gatti. Sanguinetti: «Il passaggio può avvenire tramite baci e carezze»

Parla il direttore del Dipartimento Scienze di Laboratorio e infettivologiche, direttore della UOC Microbiologia, Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica

Cani e gatti possono trasmettere “superbatteri” all’uomo. Sanguinetti: «Può avvenire tramite baci e carezze»
Cani e gatti possono trasmettere “superbatteri” all’uomo. Sanguinetti: «Può avvenire tramite baci e carezze»
di Valentina Arcovio
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Giovedì 18 Aprile 2024, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 12:40

Non c’è niente di più tenero e confortante che baciare o abbracciare il proprio cane o gatto. Tuttavia, gesti così semplici e spontanei potrebbero celare pericolose insidie. Più precisamente potrebbero aprire un varco per la trasmissione di “superbatteri” contro i quali gli antibiotici che abbiamo a disposizione non hanno alcun effetto. A puntare i riflettori sull’importante ruolo degli animali domestici, cani e gatti, nella diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici è uno studio condotto in Portogallo e Regno Unito, che verrà presentato da Juliana Menezes dell’Università di Lisbona al congresso dell’European society of clinical microbiology and infectious disease, che si terrà a Barcellona dal 27 al 30 aprile. I ricercatori hanno trovato le prove della trasmissione di batteri multiresistenti da cani e gatti malati ai loro proprietari sani, sollevando i timori sul fatto che gli animali domestici possano fungere da serbatoi di resistenza e quindi favorire la diffusione di infezioni contro le quali non abbiamo alcuna arma.

Cani e gatti, allarme superbatteri (resistenti agli antibiotici): potrebbero contagiare i padroni

L’allarme antibiotico-resistenza

«Lo studio ci dice che la diffusione dei microrganismi resistenti agli antibiotici non è legata soltanto agli ospedali o alla malasanità, ma che ha raggiunto livelli così allarmati da arrivare nelle case e nelle famiglie in cui vivono anche animali domestici», commenta Maurizio Sanguinetti, direttore del Dipartimento Scienze di Laboratorio e infettivologiche, direttore della UOC Microbiologia, Policlinico Universitario A.

Gemelli IRCCS, ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica. «La resistenza agli antibiotici sta raggiungendo livelli pericolosamente alti in tutto il mondo. Le infezioni resistenti ai farmaci - continua - uccidono più di 1,2 milioni di persone all’anno a livello globale. Se non verranno prese misure adeguate, il bilancio dei morti è destinato a salire a 10 milioni entro il 2050». Per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica la resistenza agli antibiotici come una delle maggiori minacce per tutta l’umanità. 

Superbatteri resistenti agli antibiotici, l'infezione che minaccia di uccidere 10 milioni di persone all'anno entro il 2050 (ma potrebbe esserci una soluzione)

Lo studio

Nello studio sono stati testati campioni di feci e urina e tamponi cutanei di cani, gatti e dei loro proprietari con lo scopo di individuare Enterobacterales, una vasta famiglia di batteri che comprende E. coli e Klebsiella pneumoniae, resistenti ai comuni antibiotici. I ricercatori si sono concentrati sui batteri resistenti alle cefalosporine di terza generazione, usati per trattare un’ampia gamma di condizioni, tra cui la meningite, la polmonite e la sepsi, e che sono stati classificati tra gli antibiotici più importanti per la medicina umana dall’OMS. Lo studio ha preso in considerazione anche i batteri resistenti ai carbapenemi, farmaci utilizzati come ultima linea di difesa quando altri antibiotici hanno fallito. In totale, sono stati coinvolti 5 gatti, 38 cani e 78 esseri umani provenienti da 43 famiglie in Portogallo e 22 cani e 56 esseri umani provenienti da 22 famiglie nel Regno Unito. Tutti gli esseri umani coinvolti erano sani, mentre gli animali domestici presentavano infezioni della pelle e dei tessuti molli o infezioni del tratto urinario. In particolare, in Portogallo, un cane (1/43 animali domestici, 2,3%) è stato colonizzato da un ceppo di Escherichia coli multiresistente che produce OXA-181, un enzima che conferisce resistenza ai carbapenemi. Tre gatti e 21 cani (24/43 animali domestici, 55,8%) e 28 proprietari (28/78 proprietari, 35,9%) ospitavano Enterobacterales produttori di ESBL/Amp-C, enzimi che conferiscono la resistenza alle cefalosporine di terza generazione. In cinque famiglie, una con un gatto e quattro con cani, sia l’animale domestico che il proprietario erano portatori di batteri produttori di ESBL/AmpC. L’analisi genetica ha mostrato che i ceppi erano gli stessi, confermando così l’avvenuta trasmissione tra l’animale domestico e il proprietario. In una di queste cinque famiglie, un cane e il proprietario avevano anche lo stesso ceppo di Klebsiella pneumoniae. Nel Regno Unito, un cane (1/22 animali domestici, 14,3%) è stato colonizzato da due ceppi di E. coli multiresistenti che producono beta-lattamasi NDM-5. Questi E. coli erano resistenti alle cefalosporine di terza generazione, ai carbapenemi e a diverse altre famiglie di antibiotici. I ricercatori britannici hanno isolato gli Enterobacterales produttori di ESBL/AmpC in otto cani (8/22 animali domestici, 36,4%) e tre proprietari (3/24 proprietari, 12,5%). In due famiglie, sia il cane che il proprietario erano portatori degli stessi batteri produttori di ESBL/AmpC.

La trasmissione con baci e carezze

Anche se non è stato possibile dimostrare la direzione della trasmissione, cioè se da animale a uomo o viceversa, i tempi dei test positivi suggeriscono che la trasmissione è avvenuta in alcuni casi dal cane o gatto all'uomo. «A mio avviso, sapere se l’infezione è partita dall’animale e dall'uomo è solo relativamente importante», sottolinea Sanguinetti. «Il messaggio fondamentale lanciato da questo studio è che bisogna prendere coscienza che la diffusione dei microrganismi resistenti agli antibiotici ha davvero raggiunto dimensioni allarmanti», aggiunge. I batteri possono trasmettersi dagli animali agli esseri umani, e viceversa, attraverso le carezze, i baci e attraverso la manipolazione delle feci. «Questo non significa che non dobbiamo più accarezzare il nostro cane o gatto», precisa Sanguinetti. «Solo che bisogna fare più attenzione, specialmente se nel rapporto sono coinvolte persone immunodepresse, e prendersi cura ancora di più dell’animale sottoponendolo a controlli regolari. Infine, in generale, bisogna fare attenzione a praticare una buona igiene, come lavarsi le mani dopo aver accarezzato il cane o il gatto e dopo esser entrati a contatto con le loro feci», conclude.

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