Paxlovid, prime pillole disponibili da febbraio. Bassetti: «Efficace contro Omicron»

In arrivo 11.200 trattamenti della pillola anti-Covid. Firmato ieri l'accordo di fornitura per il 2022

Paxlovid, prime pillole disponibli da febbraio. Bassetti: «E' efficace contro Omicron»
​Paxlovid, prime pillole disponibli da febbraio. Bassetti: «E' efficace contro Omicron»
6 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Gennaio 2022, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 19:00

Paxlovid sarà disponibile in Italia dalla prima settimana di febbraio. In arrivo 11.200 trattamenti della pillola anti-Covid di Pfizer. Lo ha fatto sapere la struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo. Sarà distribuita alle Regioni secondo le indicazioni del Ministero della Salute e dell'Aifa. Ieri è stato finalizzato un accordo, d'intesa con il Ministero della Salute, per una fornitura di 600mila trattamenti completi nel corso del 2022.

In arrivo Paxlovid, ecco da quando sarà disponibile

Il virologo Matteo Bassetti ha spiegato che si tratta di «un'opportunità in più nel trattamento di Covid-19, è molto simile ma anche più efficace dell'altro Molnupiravir, funziona meglio però su Omicron, quindi è un'arma in più per i medici per trattare Covid a casa. Quindi oggi abbiamo gli anticorpi monoclonali di cui è rimasto in vita solo Sotrovimab, e adesso due antivirali orali: disponiamo così di un armamentario importante».

 

«Paxlovid è un farmaco che va gestito da mani esperte - precisa all'AdnKronos - perché all'interno c'è anche una altro farmaco, il Ritonavir, che abbiamo usato moltissimo già nella terapia contro Hiv-Aids.

Quindi è una terapia domiciliare delicata, va fatta attenzione all'interazione con altri farmaci, e secondo me andrà gestita dagli ospedali in collaborazione con il territorio».

«L'arrivo degli antivirali orali» per Covid, come la pillola di Pfizer, «è un passo avanti importante». Ma «c'è un problema burocratico-organizzativo, che vale anche per i monoclonali: accedere al farmaco non è così facile. Ci vuole un'organizzazione molto forte ospedale-territorio, e invece in tante parti del nostro Paese questo raccordo è debole». È la riflessione di Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, che vede questa novità terapeutica come un segnale positivo che fa sperare nella possibilità di controllare la malattia Covid-19. «Teniamo conto che prima non avevamo niente - dice lo scienziato all'Adnkronos Salute - poi sono arrivati i vaccini che sono estremamente efficaci e con la terza dose proteggono in modo molto significativo anche da Omicron, come si è visto molto bene negli ultimi giorni. Poi abbiamo i monoclonali: anche se solo uno di quelli disponibili protegge da Omicron, ne stanno arrivando altri efficaci su questa variante. Adesso abbiamo gli antivirali orali che - insieme ai monoclonali da fare a casa, in arrivo - saranno riservati a chi rischia un'evoluzione grave della malattia. Quindi a quei pazienti che creano il problema sugli ospedali. Con tutte queste armi insieme riusciremo a controllare la malattia a un certo punto». «Mi sembra inoltre - aggiunge - che già in questo momento il numero di contagi e di ricoveri» di questa ondata sostenuta da Omicron «sia in fase di riduzione. Mi auguro che questo trend continui nei prossimi giorni e settimane. Si tratta di vedere se non emergono altre varianti, specie in Paesi in cui non è stato possibile distribuire il vaccino come da noi».

Per quanto riguarda il debutto della pillola anti-Covid di Pfizer, occorrerà lavorare sull'accesso al farmaco, sottolinea Remuzzi. «È molto importante che si sensibilizzino i medici di famiglia, e l'Agenzia del farmaco Aifa lo farà sicuramente. Sono loro che devono individuare molto presto le persone da trattare, perché il farmaco va dato entro 5 giorni dall'esordio dei sintomi. Quindi va selezionato il paziente che ha più rischio di andar male con Covid: diabetici, obesi, ipertesi, persone con insufficienza renale, respiratoria e pazienti fragili. Una volta individuati, il farmaco deve essere dato in ospedale, perché può essere distribuito soltanto dalle farmacie ospedaliere». È un percorso non istantaneo, e per questo l'esperto evidenzia il nodo del legame ospedale-territorio. Fra gli aspetti positivi della pillola di Pfizer, Remuzzi cita, oltre all'elevata efficacia, «tale da aver portato all'interruzione del trial in anticipo», un aspetto che ha a che fare con il meccanismo d'azione del farmaco.

«Paxlovid è una combinazione di un antivirale (nirmatrelvir) e di una bassa dose dell'antiretrovirale ritonavir, che di solito si utilizza per l'Hiv e in questo caso serve per prolungare l'attività dell'altro» principio attivo. Il trattamento impedisce la moltiplicazione di Sars-CoV-2 legandosi a un enzima che assomiglia a una proteasi, cruciale per la riproduzione del virus. E qui si apre già una prospettiva interessante: siccome anche altri coronavirus usano la stessa proteasi per riprodursi, è possibile che il farmaco funzioni anche con altri virus e comunque non sia influenzato dalle varianti. Dovrebbe funzionare dunque anche contro Omicron». Un altro elemento ha a che fare con le preoccupazioni espresse da alcuni esperti, prosegue Remuzzi: «Paxlovid ha un meccanismo d'azione diverso da molnupiravir di Merck, che è meno efficace, e induce un errore nel meccanismo di replicazione del virus come se inducesse una mutazione. Su questo punto qualche esperto ha la preoccupazione che possano esserci dei problemi. Invece nel caso dell'antivirale di Pfizer non si sono visti segni d'interazione col Dna virale perché agisce diversamente»

C'è infine il capitolo approvvigionamenti: «In Uk - rimarca Remuzzi - si sono già procurati abbastanza farmaco per 250mila trattamenti, negli Usa Biden ha stretto un accordo per 10 milioni di cicli. Ora sono in corso trattative con Israele. In Italia il commissario Figliuolo ha detto che ne arriveranno nei prossimi giorni 40mila cicli: meno dell'Inghilterra, ma avendo noi un alto livello di vaccinati, non è poco. È un numero adeguato per cominciare, poi bisognerà riuscire ad averne molto di più. Anche sa va tenuto conto che la maggior parte dei fragili da noi sono coperti già con le 3 dosi e dunque questa terapia finirà per essere usata da un numero non elevatissimo di pazienti». Un ciclo di 5 giorni, 30 pillole, ha un costo che si aggira «intorno ai 700 euro. È bello che Pfizer abbia firmato un accordo con Mpp (Medicines Patent Pool) per consentire di preparare la forma generica del farmaco a 95 Paesi emergenti, poveri o con reddito medio. E quindi a questi Paesi costerà molto meno il farmaco - osserva lo scienziato italiano - L'azienda farà pagare il farmaco meno di quanto lo pagheranno nelle aree industrializzate, mentre nei Paesi con basso reddito lo venderanno a prezzo di costo. È una notizia importante perché questo garantirebbe un più ampio accesso». Un aspetto invece su cui prestare attenzione è che «Paxlovid non può essere usato insieme ad altri medicinali e quindi bisogna valutare il rischio di interazioni importanti che possono esserci. E poi va tenuto presente che è controindicato in pazienti con grave insufficienza renale o epatica. Al contrario del vaccino, inoltre, Paxlovid non va dato in gravidanza e alle donne che non usano contraccettivi», conclude Remuzzi.

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA