«Non è che il cittadino si reca presso un centro vaccinale e aspetta che accada qualcosa perché nel Lazio non funziona così». In visita al centro Hub della Nuvola nel giorno della ripresa delle somministrazioni AstraZeneca, l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato chiarisce il capitolo su panchinari e vaccinazioni. «Nel Lazio abbiamo delle liste di prenotazioni e la panchina per noi consiste in questo: si fa un check in una determina fascia oraria della giornata, si verificano le adesioni per quel giorno, ovvero le mancate adesioni e per le mancate adesioni si invitano coloro che sono già prenotati per i giorni successivi, ovviamente per lo stesso target anticipando così la loro prenotazione».
Cosa succede se comunque dovesse restare un numero seppur minimo di dosi non somministrate? Il vaccino Pfizer non può essere conservato: una volta scongelato e preparato dev'essere consumato in giornata per evitare di buttarlo. Per l'AstraZeneca, invece, il tempo di "sopravvivenza" è un po' più lungo: un flacone aperto, che normalmente serve per 11 dosi, può essere conservato fino a un massimo di 24 ore.
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In questo modo la Regione punta a tenere sotto controllo le somministrazioni evitando dunque che le rimanenze di giornata - in media non superiori al 2% - vengano distribuite a soggetti fuori target. Finora la copertura vaccinale è al 98%. Questo sistema «ci permette di lavorare meglio - conclude D'Amato - evitare sprechi e soprattutto per noi è importante andare avanti per classi d'età. Questa sera il Lazio, ed è la prima Regione a farlo, aprirà le prenotazioni per chi ha 70 e 71 anni, un ulteriore elemento per correre velocemente».
La medesima indicazione sull'uso delle dosi in eccedenza, rifiutate o non somministrate ai pazienti di giornata, deve essere seguita anche dai medici di famiglia chiamati a somministrare il vaccino AstraZeneca ma anche il Pfizer a domicilio ai propri mutuati mentre negli ospedali la giacenza delle dosi è prossima allo zero: «Abbiamo sempre pazienti ricoverati - spiega il primario di Tor Vergata e direttore della Società italiana di Malattie infettive Massimo Andreoni - a cui somministrare le dosi se dovessero avanzare».
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