Tamponi persi, fila di 10 ore, il silenzio della Asl, l'odissea e la solitudine. «Voglio raccontare cosa significa avere il Covid e dover fare un test molecolare a Roma: praticamente un inferno», dice Francesca L., 48 anni, residente in zona Trastevere insieme a marito e figlio. Giorni durissimi dopo la positività del test rapido, con febbre e dolori, ma soprattutto l'incubo di mettere in moto una macchina burocratica che non funziona, nonostante siano passati mesi dall'emergenza dovuta alla pandemia.
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«La cosa grave è che non ti rendi conto della situazione se non la vivi - racconta Francesca - il mio medico di base quando l'ho chiamato mi ha detto "prenda una tachipirina, se il saturimetro scende sotto 90 chiami l'ambulanza.
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E la Asl? «Niente, mai vista né sentita. Dalla Regione mi hanno detto: signora, se si sente male si faccia accompagnare. In auto vi mettete lontani, con guanti e finestrini aperti». Sul perché di tanta fila, la risposta è semplice: «C'è una sola persona a fare il molecolare. Una sola. Una signora e due persone che scrivono a mano i dati delle persone. Il risultato lo avrò tra 5-7 giorni ma nel frattempo potrei essermi negativizzata. E comunque il test va ripetuto tra 10 giorni, quindi altra coda». Dietro di lei c'è, anche lui in auto dal mattino presto, il signor Francesco Mancini, 64 anni, positivo, positiva la sorella e la mamma di 90 anni. «Lo scriva, il primo test me lo hanno perso. Sì, perso. Ora sono qui di nuovo, 10 giorni dopo, in coda, molto stanco. A mia madre la Asl ha detto che andrà a casa a fare il tampone, ma ancora non si è visto nessuno». Francesca è affranta: «Servirebbero 10 operatori qui invece di uno, trovo tutto questo disumano. A Fiumicino, dove sono andati mio marito e mio figlio, la fila è minore. Sono organizzati meglio. Io veramente vorrei spiegare le conseguenze fisiche ma anche psicologiche di questa vicenda: a casa sono isolata, non posso vedere nessuno. Non tocco niente. Disinfetto qualsiasi cosa. Sono attentissima. E comunque aspetto ancora una chiamata del mio medico di base per sapere come sto e com'è andata».