Covid Lazio, contagi in crescita. «Impossibile tracciare tutte le persone positive»

Covid Lazio, contagi in crescita. «Impossibile tracciare tutte le persone positive»
Covid Lazio, contagi in crescita. «Impossibile tracciare tutte le persone positive»
di Alessia Marani e Francesco Pacifico
4 Minuti di Lettura
Domenica 18 Ottobre 2020, 00:25

Nuovo record di contagiati di Covid ieri nel Lazio (994) e a Roma (494). Dalla Regione fanno notare sia che questi numeri scontano un ritardo nelle comunicazione dei dati di alcune Asl (la Roma 2 e quella di Frosinone) sia, soprattutto, che il primato sarà presto superato. Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità, conferma che «stiamo vivendo un’allerta arancione. Ma ci aspettano giorni ancora più difficili: il virus ormai in circolazione. Le uniche certezze sono che siamo già nella fase 2 e che abbiamo esaurito i benefici del lockdown». Intanto nella Capitale si susseguono le segnalazioni di cittadini in isolamento a casa in attesa di tampone, positivi asintomatici o in condizioni non preoccupanti, che lamentano di non essere assistiti come dovrebbero dalle Asl. 

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LE SEGNALAZIONI
«Sono rimasto chiuso in casa per 14 giorni - denuncia Giacomo - e nessuno mi ha chiamato per sapere come sto».

L’ottantenne Giovanna ha atteso 5 giorni prima che venissero da lei per farle il tampone. Spiegano dalla Regione: «Con i casi che aumentano, compresi i ricoveri, le Asl fanno fatica a controllare tutti i malati non in ospedale. Andrà così fino a quando non si attiveranno tutti quei servizi di assistenza domiciliare (test e screening rapidi come ecografie polmonari e elettrocardiogramma con device rapidi) curati dai medici di base».

Al riguardo, sono saliti a 311 i medici di famiglia pronti a effettuare nei loro studi i test antigenici. L’assessore chiede di non «fare la corsa ai tamponi: vanno fatti solo su indicazione dei medici e tenendo conto del periodo di incubazione del Covid, altrimenti si rischiano falsi negativi». Lo stesso D’Amato, per ridurre i tempi delle diagnosi, ha deciso che nei drive in (s’inizia con Arco di Travertino e Tor di Quinto) si effettueranno i tamponi rapidi con risposta in mezz’ora, così da dare subito una certezza agli utenti, e di inviare ai tamponi molecolari solo i positivi al test rapido. 

Tornando al bollettino, i numeri vanno letti in filigrana: i tamponi effettuati sono 28mila contro i 20mila delle 24 ore precedenti, i decessi sono 12 contro 7 e i guariti 62 contro 95. Ma c’è un altro dato da tenere a mente: su 28mila test “soltanto” il 3,6 per cento dei pazienti è risultato contagiato, sebbene sia quattro volte tanto il dato di primavera. Ventiquattr’ore prima eravamo al 3,8. «Questa percentuale è importante - aggiunge D’Amato - perché siamo sotto la media nazionale e perché stando alle indicazioni dell’Oms fino al 5 siamo in grado di garantire il tracciamento».

Ed è proprio questo il punto in una Regione che ha aumentato di oltre 300 posti letti le terapie intese, ha quasi riempito quelli per i pazienti non Covid, registra una pressione molto forte sui pronto soccorso (dal Casilino il primario Adolfo Pagnanelli nota che «la difficoltà sta nel trasferire i pazienti che si scoprono da noi positivi in altre strutture») e dove le Asl fanno sempre più fatica a seguire gli asintomatici. «La situazione a Roma è da allerta arancione ma migliore rispetto ad altre capitali europee come Berlino o Londra. La curva epidemiologica purtroppo è ancora in crescita, servono misure cogenti e il rigoroso rispetto delle regole per invertire la rotta. Notiamo - conclude D’Amato - che come nei mesi del lockdown tornano ad ammalarsi più gli anziani, contagiati dai giovani». I 5 morti registrati nella Asl Roma 1 avevano tra gli 81 e i 99 anni.

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