«Non si è trattato di una reazione a rivolte, ma di violenza a freddo». Così ha riferito in Aula alla Camera la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, sugli atti di indagine per i pestaggi avvenuti al carcere Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta. Quando il 6 aprile del 2020 circa 300, tra agenti di polizia penitenziaria del carcere ed esterni (sovrintendenti, ispettori, commissari e appartenenti al Gruppo di supporto agli interventi) organizzarono «perquisizioni personali arbitrarie e abusi di autorità», secondo la magistratura. «Allo stato – prosegue la Cartabia – il totale complessivo delle unità di personale dell'Amministrazione sospese a vario titolo è pari a 75. Rimangono altri indagati».
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I pestaggi ai detenuti sono una «ferita gravissima»
I fatti accaduti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono «una ferita gravissima alla dignità della persona, pietra angolare della società civile, come prevede la nostra Costituzione, nata da un popolo che ha conosciuto il disprezzo del prossimo. La Costituzione è scudo per tutti». Così la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, in Aula alla Camera. Quanto avvenuto reclama «un'indagine ampia, perché si conosca cosa è successo negli istituti nell'ultimo anno, quando la pandemia ha esasperato tutto». Lo ha detto in Aula alla Camera la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, annunciando che «abbiamo costituito al Dap una commissione ispettiva che visiterà tutte le carceri interessate interessati dalle proteste». La Cartabia ha poi sottolineato che il sovraffollamento nelle carceri «sta peggiorando».
La risposta
«È nostro dovere riflettere sulla contingenza - e sulle cause profonde - che hanno portato un anno fa ad un uso così smisurato e insensato della forza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Fatti di questa portata richiedono una risposta immediata da parte dell'autorità giudiziaria» e «sono spie di qualcosa che non va: dobbiamo indagare e intervenire con azioni di lungo periodo, perché non accada mai più».