San Domenico, cantiere doppio a Pesaro: c'è anche il restyling di Bartorelli

San Domenico, cantiere doppio: c'è anche il restyling di Bartorelli
San Domenico, cantiere doppio: c'è anche il restyling di Bartorelli
di Miléna Bonaparte
4 Minuti di Lettura
Martedì 9 Maggio 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 11:14
PESARO È arrivato al dunque il Comune per l’inizio dei lavori di recupero del San Domenico. Vien da dire, finalmente, dopo l’impasse finanziaria che ha paralizzato tutto per decenni. Poi la svolta con l’arrivo dei fondi Pnrr, 6 milioni e 700 mila euro accompagnati da scadenze obbligate, cioè l’affidamento delle opere entro il 30 luglio, l’apertura del cantiere a settembre e la conclusione dell’intervento per il 2026. Ma la rincorsa verso lo step decisivo dei lavori è un percorso a ostacoli nell’ex convento di fine XIII secolo, tra vincoli di tutela, paletti e richieste della Soprintendenza, da una parte, e dall’altra la necessità di coordinare la ristrutturazione del complesso medievale con il restyling di due negozi attigui su via Branca. E cioè l’atelier di Paolo Bartorelli che sta per rivoluzionare la sua gioielleria con il restauro dell’ex farmacia Zongo e lo storico orafo Adriano Perlini che è diventato proprietario, dopo una permuta con il Comune, della piccola galleria per mostre ed esposizioni. 


Il pool tecnico


Mentre il pool di architetti e ingegneri che ha ricevuto l’incarico sta apportando gli ultimi ritocchi al progetto finale, gli amministratori e i tecnici comunali fanno sopralluoghi. Ieri mattina nella piazzetta sul retro del San Domenico, in via Giordano Bruno, si sono incontrati l’assessore al Fare Riccardo Pozzi, l’ex capo di gabinetto Franco Arceci, che segue le grandi opere in vista della Capitale della cultura 2024, e i responsabili dell’ufficio lavori pubblici. Tutti con gli occhi puntati sul blocco a tre piani, quello più antico ricoperto da teloni e ponteggi, che diventerà la sede del nuovo campus universitario, una sorta di polmone culturale. 
«Il Comune sta mettendo a punto i dettagli del progetto esecutivo per avviare la gara del recupero - spiegava Arceci dopo l’incontro -, abbiamo fatto un sopralluogo per alcune verifiche dei dettagli tecnici e del rapporto con i proprietari dei locali affacciati sul fronte di via Branca. Si tratta di coordinarci per i lavori di ampliamento della gioielleria Bartorelli e l’allestimento dei locali ora di proprietà dell’orafo Perlini che, in permuta, ha dato al Comune un negozio vicino a Casa Rossini». 


Trovare la quadra


Dopo aver trovato la quadra per il trasferimento del Mercato delle erbe, che per tre anni si sposterà nel cortile di palazzo Gradari in via Gavardini, bisogna ora definire la partita con i vicini di via Branca. «I lavori di ristrutturazione del San Domenico non mi danno alcun problema - commentava Paolo Bartorelli che nell’atelier è rivenditore di Rolex e Cartier -, ho tanto da pensare per il mio negozio.

Lo voglio rivoluzionare completamente. Al Comune ho assicurato che comincerò i lavori nel 2024, ma il cantiere sarà abbellito da pannelli grafici in occasione della Capitale della cultura. Devo collegare l’attuale gioielleria con i locali da risistemare della ex farmacia comunale Zongo, che ho comprato tre anni fa all’asta. Chiuderò inoltre l’attuale porta girevole e la collocherò in una posizione più baricentrica». Altro fronte caldo è quello del Comune con la Soprintendenza che tutela gli elementi di pregio storico e architettonico. In particolare l’attenzione è focalizzata sulle colonne all’ingresso e dentro il chiostro.

 
L’altro fronte


Per consolidare e mettere in sicurezza capitelli, stucchi e pilastri è stata richiesta una sorta di prova generale di restauro, affidata a un ingegnere che coordina la progettazione e l’esecuzione dell’intervento conservativo. «Due colonne sono ingabbiate in una struttura lignea di protezione nell’entrata - spiegava Roberto Malini del comitato “Pesaro città d’arte e cultura” che ha realizzato un reportage fotografico sul San Domenico -, il portale gotico risale ai Malatesta ed è sorprendentemente dotato di bancomat, il convento è della fine del XIII secolo. Le colonne “a ridosso” si trovano invece nella parte interna del chiostro. Tutto da restaurare a regola d’arte, secondo le linee guida della Soprintendenza. Un gioiello del medioevo pesarese troppo a lungo dimenticato. Il luogo è straordinario, ma dominano la confusione e l’abbandono. L’auspicio è che si realizzi uno spazio aperto al pubblico, ai turisti e agli studiosi, valorizzato nella sua unicità». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA