Accompagna l'ergastolano nei permessi premio e gli fa usare Internet (vietato): volontario del carcere nei guai

Accompagna l'ergastolano nei permessi premio e gli fa usare Internet (vietato): volontario del carcere nei guai
Accompagna l'ergastolano nei permessi premio e gli fa usare Internet (vietato): volontario del carcere nei guai
di Luigi Benelli
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Mercoledì 12 Luglio 2023, 01:05 - Ultimo aggiornamento: 12:59

PESARO - Il suo compito era quello di accompagnare l’ergastolano Giorgio Giorni durante le ore di permesso premio. Ma quell’uomo era osservato speciale. Perchè il 51enne di Città di Castello, in carcere a Pesaro, è colpevole di avere violentato e ucciso volontariamente Maria Geusa quando la piccola non aveva nemmeno tre anni nel 2005. Dopo 18 anni sono scattati dei permessi ma per il pesarese Pierpaolo Bellucci, presidente dell’associazione Isaia, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di aver fornito accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. 


Web proibito


Nell’ambito dell’attività di volontario avrebbe immesso i propri dati per permettere all’ergastolano (a sua volta indagato) di utilizzare il telefono.

All’uomo era stato consentito di fare telefonate, ma l'accesso a internet, non era permesso per via di possibili ricerche non consentite. Così come le passeggiate vicino a luoghi potenzialmente frequentati da minori.

Bellucci, attivista nell’ambito delle povertà, un passato nella comunicazione per il Pd, commenta con un nodo in gola. «Da oltre 10 anni seguo i detenuti con l’associazione Isaia di cui sono diventato anche presidente. Ci hanno sempre insegnato che noi volontari non siamo e non dobbiamo essere “i controllori” dei detenuti bensì accompagnatori e ciò non può in nessun modo far ricadere su di noi eventuali fatti dei detenuti. Riguardo a questo caso, non ho mai ricevuto alcuna indicazione da nessuno su ciò che il signor Giorni poteva o non poteva fare, tantomeno dal Tribunale di Sorveglianza o dal Carcere. In ogni caso, proprio per come ho sempre vissuto questo delicato e non facile servizio, non ho mai minimamente concesso nulla al detenuto che anche solo lontanamente potesse sembrarmi non consentito. Anzi talvolta credo di aver esagerato in scrupolosità, e credo di essere in questa situazione perché gli inquirenti forse hanno interpretato proprio all’opposto certe circostanze; ed è per questo che è un duro colpo per me, per l’Associazione e, anche se spero di no, per coloro che hanno nel cuore il desiderio di mettere un po’ del loro tempo a disposizione di questo importante servizio. Ma ho davvero grande fiducia nella magistratura e nella possibilità di fare la massima chiarezza su tutto». A ruota il suo avvocato Enrico Maria Paci. «Abbiamo grandissima fiducia nella magistratura. La nostra difesa avrà l’obiettivo di fare chiarezza».
 

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