Teschi e scheletri, la piazza di Pesaro era un vero cimitero: quanti curiosi per gli scavi

Teschi e scheletri, la piazza di Pesaro era un vero cimitero: quanti curiosi per gli scavi
Teschi e scheletri, la piazza di Pesaro era un vero cimitero: quanti curiosi per gli scavi
di Elisabetta Marsigli
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Giovedì 29 Settembre 2022, 04:20 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 12:03

PESARO Decine di persone si sono radunate ieri in piazza del Popolo per assistere a “Una chiacchierata con l’archeologo” momento divulgativo organizzato per raccontare cosa sta emergendo durante i lavori di rifacimento della pavimentazione della piazza.  L’appuntamento è stato organizzato dall’assessore del Fare Riccardo Pozzi, insieme a Maria Raffaella Ciuccarelli - Soprintendenza Abap (Archeologia Belle Arti e Paesaggio) per le province di Ancona e Pesaro Urbino, con il contributo di Erika Valli, archeologa dello studio Tecnè. L’idea di Pozzi è quella di proseguire con questo tipo di appuntamenti, per il fascino che gli scavi e i ritrovamenti, prima delle tombe e poi delle fondamenta di un’abitazione romana, stanno suscitando nella cittadinanza: il programma prevede un altro appuntamento e un momento di restituzione finale da definire, insieme alla Soprintendenza, dopo che sarà stato possibile elaborare le informazioni in una chiave storica più puntuale. 

L'affaccio su via Branca


Valli ha spiegato come, dal lato della piazza che dà su via Branca «abbiamo resti di edifici precedenti all’ampliamento della piazza stessa, che si conservano a livello di fondazione. Di questi edifici non abbiamo i piani, ma questi edifici tagliano situazioni precedenti di vita all’interno della città, con strutture in tecnica mista e materiale deperibile. Per quello che riusciremo, smonteremo un po’ di strati e cercheremo di datare queste strutture e, sulla geometria delle buche, tentare di capire un minimo di sviluppo planimetrico, anche se non sarà facile perché l’area è molto piccola, ma servirà a mettere un primo punto».

Mentre, dall’altra parte della piazza, è stata fatta un’altra micro indagine, avvenuta perché si dovevano posare delle tubature.

Il sepolcreto


«Quando la Multiservizi lavora all’interno della fogna ottocentesca esistente non si vede di più della muratura della fogna, ma in questo caso, rendendosi necessario demolire la muratura, si è trovata tutta la stratigrafia che esisteva quando è stata costruita la fogna. Abbiamo trovato una sequenza di strati simili, ma si notavano molto bene fosse e ossa umane che fuoriuscivano, ovvero una situazione di “sepolcreto”. Più di una tomba quindi, non in ottimo stato di conservazione, ma si può dire che erano affiancate, ordinate e si rispettavano: quindi era un effettivo cimitero, Le fosse al lato dello scavo restituivano elementi di ferro, chiodi, e quindi probabilmente questi defunti erano ospitati all’interno di casse. Le posizioni degli scheletri suggeriscono anche la presenza di un sudario: vuol dire che si sono decomposti in maniera costretta. Alcuni inumati erano sepolti all’interno della stessa fossa: queste tombe erano quindi riconoscibili a distanza di tempo e segnalate da lapidi o modalità che le rendeva visibili. 
I resti

L'analisi sulle ossa: uno era un bambino


L’analisi sui resti ossei è stata iniziata dalla dottoressa Maria Cristina Serrangeli, sugli ultimi tre ritrovamenti, un adulto, adolescente e un bambino, mentre le prime le abbiamo portate in Museo. Poi lei sarà in grado di avere informazioni aggiuntive, età sesso ed eventuali patologie, che verranno scoperte in seguito, ma anche qui c’è bisogno di tempo e occorre avere pazienza».

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